Non si trova una soluzione alla crisi del centrodestra: non è bastato nemmeno il “dolce biglietto” mandato da Salvini a Meloni.
“Facciamo la pace?”. “No”. Si può riassumere così lo scambio di dichiarazioni rilasciate nel giro di ventiquattro ore alla stessa emittente radiofonica (Rtl) prima da Matteo Salvini, leader della Lega, e poi da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, facendo emergere in modo sempre più chiaro la crisi di un centrodestra ormai spaccato.
Tutto è iniziato con l’intervista al capo del Carroccio, durante la quale Salvini ha teso una mano verso la numero uno di FdI. “Un messaggio a Giorgia Meloni? Oggi è San Valentino, quindi non può che essere un dolce biglietto: superiamo incomprensioni, interessi di parte. La gente non vuole litigi e battibecchi. Uniti si vince. Sto lavorando con Berlusconi e Meloni perché solo uniti si vince”, ha risposto Salvini a una domanda del conduttore radiofonico. Un invito al chiarimento, che tuttavia Meloni non ha raccolto.
Non solo. La leader di Fratelli d’Italia è stata chiara e netta: non è più il tempo di compromessi e finte pacificazioni, dunque non basta un “dolce biglietto” per superare le incomprensioni tra i due partiti. “Per me c’è un problema di posizionamento, poi voglio bene a tutti e ho sempre lavorato per l’unità però credo che un chiarimento politico serva”, ha detto Meloni. Poi ha aggiunto: “Per me è un problema nelle questioni di merito. Noi sosteniamo delle tesi che sono, nella gran parte dei casi, visioni opposte a quelle della sinistra”. Ma di quale chiarimento politico sta parlando? Meloni lo ha spiegato un momento dopo.
“Mica è un fatto di antipatia personale – ha detto – non è che non vado al governo col Pd perché mi sta antipatico Enrico Letta, non vado al governo col Pd perché ritengo che il Pd abbia una visione diametralmente opposta o molto diversa dalla mia. Se poi alla fine non si riescono a portare avanti queste questioni diventa un problema di cosa intendi quando dici che rappresenti il centrodestra”.
Poi si scagliata senza mezzi termini contro il ruolo ricoperto dalla Lega all’interno del governo Draghi: “Ho sentito Salvini dire ‘noi abbiamo scelto l’Italia’ ma che vuol dire? Perché per me vuol dire portare avanti la visione di cui il centrodestra è portatore. La Lega non voleva l’obbligo vaccinale e c’è l’obbligo vaccinale, era contraria al Green Pass come strumento di discriminazione e lo è, sono contrari all’immigrazione illegale di massa e continuano a sbarcare migliaia di immigrati, non volevano la revisione del catasto e c’è la revisione, erano d’accordo con noi sui balneari e votano per mettere all’asta ed espropriare 30 mila aziende”.
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Infine ha polemizzato, ancora una volta, sulla scelta del Mattarella bis al Quirinale. “Io non comprendo perché si sia scelto di votare Mattarella, perché di fronte al fatto che il centrodestra aveva il pacchetto di maggioranza relativa e poteva raggiungere l’obiettivo storico di votare dopo decenni un presidente della Repubblica che non fosse di sinistra, rispettando la maggioranza degli italiani che non sono di sinistra e che non ritengono di essere cittadini di serie B per questo”.
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La risposta di Salvini alla valanga di accuse di Meloni si è fatta attendere giusto qualche ora. Davanti alla Consulta per parlare dei quesiti referendari sulla giustizia, il capo del Carroccio ha risposto ai giornalisti: “Io sto lavorando per ridurre le bollette di luce e gas. I chiarimenti li faccio con chi deve mettere dei soldi nelle tasche degli italiani non mi interessano le polemiche. Non commento le polemiche. Noi siamo in un governo che deve portare l’Italia fuori dalla pandemia. E’ una nostra precisa scelta essere protagonisti della ricostruzione del paese. Se qualcun altro preferisce stare fuori, faccia”. Ma, ha ribadito il concetto già espresso diversi mesi fa, all’inizio della crisi all’interno della coalizione, “lavoriamo all’interno del governo perché un conto è stare fuori e dire sempre no, un conto è stare dentro e confrontarsi con Franceschini, Speranza”.
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