Svolta nell’indagine sulla sparizione della giovane pakistana: arrestato a Barcellona il cugino Nomanulhaq Nomanulhaq.
Arrestato a Barcellona Nomanulhaq Nomanulhaq, cugino di Saman Abbas. L’arresto è stato eseguito dalla polizia di Barcellona, in collaborazione con il Scip (Collaborazione internazionale di polizia), che ha arrestato il 35enne pakistano su mandato di cattura europeo emesso dal gip di Reggio Emilia per sequestro, omicidio volontario e occultamento di cadavere della cugina Saman Abbas, dal 30 aprile scorso sparita nel nulla da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, dopo che la ragazza si era rifiutata di sposarsi con matrimonio combinato.
Già estradato in gennaio lo zio Danish
Il 20 gennaio era stato fermato in Francia e estradato in Italia Danish Hasnain, lo zio di Saman considerato l’esecutore materiale del delitto assieme a due cugini e ai genitori della 18enne. Interrogato dai magistrati italiani, lo zio Danish ha negato qualsiasi responsabilità sostenendo di essere stato «incastrato» per una questione di denaro e di terreni.
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Quanto al video che lo riprende con pala e piede di porco assieme a due cugini mentre si accingevano, secondo l’ipotesi degli inquirenti, a scavare la fossa a Saman, Hasnain ha risposto che stavano andando «a fare lavori nell’orto». Secondo gli investigatori, invece, la sera del 30 lo zio Danish sarebbe stato chiamato dal padre della giovane per aspettare Saman fuori dall’abitazione per poi ucciderla.
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Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, aveva firmato e passato alle autorità pakistane le due domande di estradizione a carico dei genitori della ragazza, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, indagati per l’uccisione della figlia Saman e ricercati da Interpol a livello internazionale. Il piano per uccidere Saman era noto a parenti anche fuori dall’Italia: tra questi una zia residente in Inghilterra che il giorno successivo al delitto ha contattato telefonicamente in Belgio un ragazzo conosciuto da Saman in una chat per chiedergli di «non dire nulla» ai carabinieri. Il pomeriggio del 30 aprile sarebbe stata tenuta, a casa dei genitori della ragazza uccisa, quella che le carte giudiziarie definiscono una riunione «sulle modalità con cui far sparire il corpo, smembrandone il cadavere», secondo quanto testimoniato dal fratello sedicenne della vittima.