Con una mossa a sorpresa, il presidente Zelensky annuncia che la nazione è disposta a fare un passo indietro e a rinunciare alla sua entrata nel patto atlantico.
Un colloquio telefonico di circa 50 minuti tra il Presidente Usa Joe Biden e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky per parlare della crisi con la Russia e di cosa fare per evitare un’escalation di violenza e di guerra. È avvenuto nella giornata di ieri 13 Febbraio 2022 ,e i due leader sembrano essere stati concordi, a quanto hanno riferito in seguito i loro portavoce, sul fatto che la strada diplomatica con il Cremlino sia l’unica soluzione perseguibile.
Kiev però ha fatto anche delle precise richieste agli Usa.
Il premier Zelensky ha preteso di avere prove certe della pianificazione russa per invadere l’Ucraina, di cui gli Stati Uniti parlano ormai da settimane, accusando apertamente Mosca di aver già deciso di dare inizio a una guerra. “Comprendiamo tutti i rischi, capiamo che ci sono dei rischi. Se voi, o chiunque altro, avete ulteriori informazioni su un’invasione russa al 100% a partire dal 16 febbraio, vi preghiamo di darci tali informazioni”, ha spiegato il premier ucraino. Sul tema è ritornato nella giornata di oggi 14 febbraio 2020 anche l’ambasciatore di Kiev nel Regno Unito Vadym Prystaiko. Il politico ai microfoni della Bbc ha spiegato che per la prima volta, la sua nazione sta prendendo in considerazione la possibilità di non aderire alla Nato per evitare che la tensione con la Russia si amplifichi ulteriormente. Non una dichiarazione da poco, in quanto per certi versi è questo il vero fulcro dello scontro tra Putin e Biden. Da settimane infatti, il presidente russo insiste sulla necessità di non violare gli accordi di Minsk e mantenere l’Ucraina come uno stato cuscinetto tra la Russia e le altre superpotenze. Un’intesa che però Biden da quando si è insediato, ha dichiarato più volte di voler superare, spingendo per la candidatura e l’entrata della nazione nel Patto Atlantico.
Il colloquio tra Scholz e Putin di domani sarà fondamentale per capire fino a che punto si è alzato il livello di tensione
Il premier Zelensky riflette però adesso sulla possibilità di mettere da parte le sue ispirazioni atlantiste per il timore che stavolta lo scontro con Putin raggiunga il punto di non ritorno. E anche Prystaiko ha ribadito che proprio su questo tema, l’Ucraina potrebbe per la prima volta aprire e cambiare posizione. Sarà fondamentale però in tal senso capire se davvero Biden sia disposto ad accettare la rinuncia di Zelensky ad entrare nel patto atlantico. Il modo in cui gli Stati Uniti si sono spesi in questi anni per fare in modo che questo stato cuscinetto avesse il suo posto nella Nato, è stato il vero terreno dello scontro con Putin. Un obiettivo che evidentemente l’amministrazione americana considera fondamentale, al punto da ignorare gli avvertimenti di Mosca degli ultimi mesi.
La situazione resta critica comunque, e nella giornata di oggi è previsto un importante incontro nella capitale ucraina tra Zelensky e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Anche se il meeting davvero importante il leader tedesco lo avrà domani con Putin, e al centro del dibattito vi sarà naturalmente la questione del North Stream 2. Il gasdotto che si occuperà di far arrivare il gas dalla Russia direttamente su suolo tedesco, completato mesi fa ma mai inaugurato, è stato infatti fino a questo momento usato come leva diplomatica dalla Germania su richiesta degli Usa. L’idea infatti è quella di sospenderne l’utilizzo per avere un’arma commerciale in più da giocare con Mosca durante queste trattative. D’altronde, nelle settimane scorse Scholz aveva dichiarato che Berlino ha sempre valutato nei confronti del Cremlino “sanzioni severe che abbiamo preparato con cura e che possiamo mettere in atto in qualsiasi momento”, e in tal senso l’incontro di oggi con Zelensky sarà fondamentale per stabilire una strategia comune. L’intelligence americana non smette comunque di lanciare messaggi allarmanti, secondo cui il numero delle truppe russe al confine con l’Ucraina è in continuo aumento è che al momento le milizie inviate da Mosca dovrebbero attestarsi sulle 130 mila unità. La portavoce del Ministro degli Esteri Maria Zakharova continua però a ribadire a mezzo stampa che la Russia non ha alcuna intenzione di invadere l’Ucraina. Quella messa in atto da Putin dunque sarebbe una semplice strategia difensiva vista l’escalation di queste settimane sul piano dei rapporti diplomatici.
Le forniture di gas della Russia verso l’Europa scendono ormai dal 2021
Il punto però, è che al di là di qualche segnale distensivo, una guerra tra queste due superpotenze non è mai stata così vicina. Mai Putin aveva manifestato un tale livello di nervosismo e insofferenza nei confronti dell’operato degli Stati Uniti.
Ma questo conflitto, queste tensioni, convengono all’Unione Europea?
Il primo prezzo da pagare il vecchio continente lo ha già scontato. A partire dalla metà del 2021 infatti, le forniture di Gas verso l’Europa sono scese in modo vertiginoso, e questo è anche uno dei motivi per cui i prezzi del gas sono in costante aumento ormai da qualche mese. A gennaio di quest’anno poi, si è addirittura toccato un meno quaranta per certo di importazioni russe di gas in Ue rispetto allo scorso. Quanto potrà durare la convinzione dell’Ue di voler piegare, insieme a Biden, diplomaticamente Putin, quando il presidente russo possiede un’arma di ricatto così forte? Paradossalmente ad essere più danneggiati da un atteggiamento ostile di Mosca sulle forniture di gas da Mosca, sono i paesi più avanzati del vecchio continente.
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Non la Romania ad esempio, nonostante, nonostante il 100 per cento del gas importato nella nazione proviene dalla Russia. La Romania infatti riesce a produrre il 90 per cento del gas di cui ha bisogno sul territorio. Un qualcosa che risulta semplicemente impossibile per paesi come la Germania o la Francia. Ancora di più questo discorso vale per l’Italia: attualmente infatti il nostro paese è quello che più dipende dal gas fornito da Mosca.