Per l’immunologo e membro del Cts, l’obbligo di vaccinazione contro il Covid «avrà senso finché circolerà il virus»
In un colloquio con La Stampa, l’immunologo Sergio Abrignani, membro del Cts, spiega che l’obbligo di vaccinarsi contro il Covid19 «avrà senso fin quando circolerà il virus, e ho l’impressione che durerà anni. Vorrei sottolineare che non si tratta solo del singolo, ma di tutta la comunità e dell’unica via per uscire dalla pandemia. Gli ultracinquantenni ad esempio sono 27 milioni, di cui quasi 2 milioni non vaccinati. Questi ultimi, un 7%, rappresentano il 70% di chi è in terapia intensiva. Non è solo un problema loro, ma degli ospedali e degli altri malati che non trovano posto».
L’immunologo afferma che gli obblighi, come quello per gli over 50 in merito al lavoro, sono utili. «Secondo me sì, ma si tratta di scelte politiche su cui non entro. Dal punto di vista scientifico posso dire che la vaccinazione è uno strumento fondamentale. Poi io ero per l’obbligo quando non c’era, figuriamoci ora».
In merito alla vaccinazione o meno dei bambini, Abrignani spiega che «il virus non è scomparso e le società scientifiche di pediatria la consigliano fortemente. Sono gli stessi medici che si consultano quando i bambini stanno male, e ora invece si pensa che mentano per un complotto mondiale. Surreale».
L’immunologo sulla quarta dose
Per quanto riguarda la quarta dose, Abrignani dice che «una quarta dose con lo stesso vaccino del ceppo di Wuhan, come sperimentato in Israele, i dati al momento non ne supportano il vantaggio. Del resto con tante vaccinazioni del passato abbiamo visto che tre dosi bastano, due dosi a distanza di 3-4 settimane e la terza dopo 4-12 mesi, garantendo una memoria immunitaria da 5 a 10 anni». Eventualmente, secondo l’immunologo, potrebbero avere benefici da un quarto richiamo «rari casi di immunodepressi per motivi genetici, farmacologici o infettivi, oppure i dializzati. Per loro si spera con la quarta dose di indurre almeno una protezione di breve termine». Per la restante popolazione, Abrignani ritiene che «il richiamo sarebbe una nuova dose dopo le tre attuali, ma non sappiamo ancora se, come e quando sarà necessario».
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Per l’immunologo potrebbero aprirsi tre opzioni:«La prima, improbabile, è che il virus scompaia e a quel punto non servirebbero richiami. La seconda, meno improbabile, ma difficile, considerata l’infettività da record di Omicron, è che una nuova variante ci costringa ad aggiornare i vaccini. La terza è che rimanga l’attuale variante. In quest’ultimo caso, si potrebbe valutare un richiamo con un vaccino aggiornato a Omicron che magari prevenga molto efficacemente anche l’infezione oltre che la malattia. C’è poi la possibilità, per me difficile, che la terza dose non duri a lungo e allora ne sarebbe necessaria una quarta con l’attuale vaccino».
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Le prossime scelte verranno fatte «monitorando sul campo la protezione dalla malattia. Se decadesse per qualche motivo, sarebbe il momento di un richiamo. Finora la terza dose regge, dura almeno 5 mesi anche se alla fine probabilmente sarà molto di più. Il dato importante è la protezione dalla malattia, perché non si sa bene quanto gli anticorpi siano correlati all’immunità. Sulla base dell’esperienza con altri vaccini, a varianti ferme», l’immunità potrebbe essere di «diversi anni, ma sono pronto a essere smentito».
Per quanto concerne gli effetti collaterali del vaccino, Abrignani sottolinea che si tratta di «paure irrazionali. L’unico fatto è che nei giovani ci possono essere rare miocarditi non gravi e guaribili in pochi giorni con cortisone. Tutte le agenzie regolatorie dicono che è maggiore il rischio di miocardite da virus che da vaccino. Su miliardi di persone vaccinate, di cui centinaia di milioni sotto i 30 anni, non è morto nessuno per questo motivo». Infine, in merito al nuovo vaccino Novavax, l’immunologo spiega che è «più tradizionale, a base di proteine ricombinanti» e che «forse potrà convincere gli immotivatamente dubbiosi come alcuni genitori che temono per i figli. Scientificamente sarà utile per confrontare la durata della sua protezione con quella dei vaccini a mRna, anche se non penso ci sarà differenza».