Infiltrazioni della ‘ndrangheta nei cantieri delle ferrovie. Si presentavano come imprenditori ma sul lavoro adottavano metodi criminali.
“Hanno dimostrato di sapersi inserire in modo spregiudicato in contesti imprenditoriali di rilevante spessore, riuscendo in breve tempo a diventare partner delle maggiori imprese operanti nel settore dell’armamento e della manutenzione di reti ferroviarie. Dietro questa immagine ufficiale di imprenditori si nasconde, però, il volto di uomini quantomeno contigui alla ndrangheta, dalla quale mutuano metodi violenti per la risoluzione di controversie che possono insorgere sui loro cantieri o con gli operai che vi lavorano”.
È la descrizione dei quattro fratelli Aloisio – Maurizio, Alfonso, Antonio e Francesco – contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare rilasciata dal gip di Milano Giuseppina Barbara relativamente a 15 persone (4 ai domiciliari) accusate di reati fiscali e falsi contratti di lavoro nel campo della manutenzione della rete ferroviaria. I fratelli Aloisio sono considerati prossimi alla cosca ‘ndranghetista Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto.
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Le indagini – si può leggere nell’ordinanza di circa 300 pagine – hanno portato a constatare come l’attività criminale “sia proseguita per anni, anche dopo l’avvio di verifiche fiscali da parte della Guardia di finanza, di controlli dell’Ispettorato del lavoro, di verifiche da parte dei curatori delle società fallite: gli indagati hanno sostituito le società sottoposte a controlli con nuove realtà imprenditoriali, intestate a prestanomi sempre diversi, al fine di eludere i controlli e perseguire la realizzazione del loro piano delinquenziale”. Un fatto che appare sintomatico “non solo di una pericolosità sociale rimasta immutata nel tempo, ma anche di una particolare pervicacia, che non si è arrestata di fronte ad alcun ostacolo”.
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Nel compiere i reati – avvenuti in Italia e all’estero – gli uomini fermati “hanno dimostrato rilevante professionalità e, conseguentemente, spiccata pericolosità sociale, riuscendo anche a reagire in tempi rapidissimi alle investigazioni in corso della Guardia di finanza nel tentativo di ostacolare l’accertamento dei reati commessi”. Spiccano, tra le molte intercettazioni allegate all’ordinanza, le minacce rivolte a un fornitore “colpevole” di aver sollecitato il pagamento delle sue prestazioni lavorative e la “punizione” inflitta a un operaio che aveva dato fuoco a un magazzino per protestare contro l’omessa apertura di una pratica infortunistica, dialoghi che “dimostrano l’elevatissima pericolosità sociale dei fratelli Aloisio e il loro allarmante spessore criminale”.
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