Sull’eutanasia la maggioranza si è spaccata, e in molti adesso temono che il testo possa fare la fine del Dl Zan

La discussione è stata rinviata alla prossima settimana, ma con il decreto Milleproroghe che va approvato entro fine febbraio, l’impressione è che il testo sul fine vita subirà uno stop molto lungo. Per molti, la paura adesso è che possa ripetersi quanto accaduto con il Dl Zan. 

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Continua a rivelarsi estremamente difficoltoso l’iter per l’approvazione del testo sull’eutanasia. La maggioranza di governo non è riuscita infatti a trovare una sintesi che mettesse d’accordo tutti, e adesso il testo arriverà nuovamente alla Camera per essere discusso. In tutto, sono stati presentati circa duecento emendamenti e il relatore pentastellato Nicola Provenza ha richiesto che la discussione venga rimandata alla prima data utile la prossima settimana. Resta comunque difficile immaginare che entro sette giorni i deputati riescano ad approvare il testo, in quanto sul tavolo ci sarà anche il decreto Milleproroghe che dovrà essere obbligatoriamente convertito in legge entro la data del 28 febbraio. Fratelli d’Italia resta uno dei partiti, l’unico all’opposizione, che più stanno facendo ostruzionismo in tal senso, votando contro anche la richiesta di rinvio. Il terrore di molti, soprattutto in quota 5 Stelle, è che possa ripetersi quanto accaduto con il Dl Zan, affossato dai partiti dopo convulse settimane di discussione. 

Oltre al partito della Meloni, continuano a dichiararsi contrari all’eutansia anche la Lega e Forza Italia. La coalizione di destra, al di là delle rotture delle ultime settimane dovute alla rielezioni di Mattarella, continua comunque a mostrarsi compatta nel dire a una legge che legalizzi l’eutanasia. Il Partito Democratico resta invece a favore mentre Renzi sembra aver deciso di lasciare libertà ai suoi deputati che voteranno secondo coscienza. I voti dei renziani saranno fondamentali per il futuro di questo testo, ma il timore più grande resta quello che vengano introdotte delle modifiche che finiscano per snaturare le intenzioni del testo.

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Provenza comunque ha spiegato che la linea dei 5 Stelle resta quello di un dialogo ricercato e costante con gli altri partiti: “Nell’ottica di una continuità rispetto al lavoro fatto in commissione, un lavoro di ascolto e sintesi, abbiamo intenzione di continuare questo lavoro e riteniamo verosimile che si possa ancora portare avanti un ragionamento ampio e condiviso per dare al Paese una norma di civiltà e soprattutto la più equilibrata possibile. E visto che si parla tanto di centralità del Parlamento, credo che dobbiamo coniugare questo termine con un altro, responsabilità”. 

Sarà anche importante poi capire quale sarà il destino del referendum che era stato promosso mesi dall’Associazione Coscioni: si attende infatti il responso della Consulta in merito alla sua validità, e naturalmente si tratterà di un giudizio che influenzerà pesantemente i lavori in Parlamento sul testo. Hanno fatto poi rumore, per quanto scontate e prevedibili, le dichiarazioni di Papa Francesco che continua a mostrarsi profondamente contraria a una legge sull’eutanasia. Per il pontefice tradurre in legge questo testo, significa sancire un “diritto alla morte” che non esiste in natura, apprendo la legislazione italiana a derive inaccettabili che portano a uccidere. Dobbiamo accompagnare alla morte, ma non provocare la morte o aiutare qualsiasi forma di suicidio. La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata”. 

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Il testo sull’eutanasia è stato presentato il 9 Dicembre 2021 alla Camera dopo il vaglio delle Commissioni di Giustizia e Affari Sociali, e approdato successivamente in aula per la discussione generale il 13 Dicembre 2021. E stato anche già modificato in modo rilevante, introducendo ad esempio l’obiezione di coscienza per medici e personale sanitario, e dei criteri più stringenti per accedere al suicidio assistito. È stata poi introdotta una sanatoria che, nel caso in cui diventasse legge, consentirà a chi ha subito una condanna per aver aiutato un malato sofferente a morire, di ricevere una vera e propria grazie da parte dello stato.

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