Sta per mutare fisionomia lo smart working. Le cose cambieranno con la fine dello stato d’emergenza, prevista per il 31 marzo.
Lo smart working, almeno nella forma in cui l’abbiamo conosciuto nel corso della crisi sanitaria, sta per essere archiviato. È destinato a cambiare da qui a qualche mese, probabilmente già alla fine di marzo. A stabilirlo è la legge, secondo la quale in tempi ordinari, quando giungerà a termino lo stato di emergenza per il Covid (oggi in vigore fino al 31 marzo, ma ragionevolmente a questo giro non sarà prolungato), per accedere alla modalità di lavoro “smart” tornerà a essere necessario un accordo individuale tra impresa e lavoratore.
Nuova via “ibrida” al lavoro: mix di lavoro da remoto e in presenza
Nell’ultimo protocollo tra le parti sociali — aziende e sindacati — si invoca una semplificazione delle comunicazioni obbligatorie riguardanti gli accordi individuali utili a promuovere una nuova via “ibrida” al lavoro che appare destinata a diventare quella prevalente: non più soltanto lavoro in presenza, ma nemmeno solo lavoro da remoto. Nel settore del pubblico impiego la transizione si è già realizzata. Dopo le linee guida introdotte dal ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, nel pubblico impiego gli accordi individuali sul lavoro agile in realtà si sono già cominciati a fare, sebbene viga ancora lo stato di emergenza.
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Il punto fermo del protocollo sullo smart working, sottoscritto il 7 dicembre, ha scritto Rita Querzé sul Corriere, consiste nel fatto che la norma disciplinatrice della materia – la numero 81 del 2017 – permane come base di riferimento e non verrà modificata. La legge afferma che in tempi normali, al termine dello stato di emergenza, ritornerà a essere necessario un accordo individuale tra impresa e lavoratore. La legge lascia la facoltà all’accordo di stabilire se il lavoro da casa debba essere svolto col pc e la strumentazione del lavoratore (a differenza di quanto disposto per la pubblica amministrazione).
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Nessuno obbligo relativo alla scelta del luogo del lavoro e dell’orario: è possibile organizzare la propria giornata in funzione degli obiettivi da raggiungere (anche se l’orario complessivo resta quello previsto dal contratto). Non sono previsti straordinari. Il protocollo intende inoltre incentivare gli accordi aziendali e di categoria sul tema dello smart working. Per promuovere la contrattazione aziendale le parti sociali premono affinché siano introdotti incentivi per le aziende che stringono intese col sindacato sul lavoro agile avendo di mira un’ottica di pari opportunità e di sostenibilità socio-ambientale. Oggi, stando ai dati raccolti dalla Cgil, gli accordi aziendali sul lavoro “smart” ammontano a circa 200, una cifra pari al 29% degli accordi aziendali censiti (nel pre-pandemia erano il 6%). Sono tredici i contratti nazionali di categoria ad aver già regolamentato il lavoro agile.