Il nuovo rapporto presentato da Pfizer agli investitori, mette in evidenza come la desecretazione dei dati sui trial clinici di sicurezza sui vaccini potrebbe provocare una flessione del fatturato.
Il comunicato sugli utili prodotto da Pfizer e riservato agli investitori, sta destando più di qualche perplessità nel mondo scientifico e politico.
La casa farmaceutica ha stimato che le vendite legate ai vaccini Covid per il 2022 saranno pari a circa 54 miliardi, una cifra inferiore alle attese. Previsioni che tengono conto del fatto, come viene evidenziato nello stesso documento, che a breve il “Covid 19 possa sparire o diminuire fortemente”. Leggendo però più a fondo tra le righe, non sembra essere l’unico motivo che potrebbe portare Pfizer a registrare meno utili del previsto. C’è un’altro timore che viene espresso dalla casa farmaceutica e che riguarda la possibile diffusione di “ulteriori informazioni sulla qualità dei dati preclinici, clinici o di sicurezza, anche mediante audit o ispezione”. Si parla infatti di una vera e propria sfida per mantenere intatto il fatturato, e che che si baserà sulla “…sfide relative alla fiducia del pubblico o alla consapevolezza del nostro vaccino COVID-19 o Paxlovid, comprese le sfide guidate da disinformazione, accesso, PREOCCUPAZIONI SULL’INTEGRITÀ DEI DATI CLINICI e formazione del prescrittore medico e della farmacia;”
Insomma, Pfizer mette in guardia gli investitori sul fatto che la divulgazione di nuovi dati di sicurezza sui trial, potrebbe portare una sfiducia nel pubblico di consumatori che si tradurrebbe in automatico in minori incassi. Unito naturalmente al fatto che il covid potrebbe ben presto sparire.
Non si tratta di un avviso da poco, considerato che fino adesso Pfizer aveva ottenuto il privilegio di mantenere segreti i dati.
L’accordo tra FDA e Pfizer, e la decisione del giudice che li costringe a pubblicare i dati
All’inizio della campagna vaccinale, aveva fatto molto discutere l’accordo che era stato stretto tra la FDA e Pfizer e che prevedeva la pubblicazione dei dati presentati per la sicurezza dei trial clinici sui vaccini, a un ritmo di circa 500 pagine al mese. Una notizia che aveva indignato una buona parte della comunità scientifica in quanto, vista la mole di documenti, significava nei fatti secretare i dati per oltre cinquant’anni. Il rilascio completo, ai ritmi di pubblicazione proposti, sarebbe terminato soltanto nel 2076.
Una richiesta che gli avvocati del Dipartimento di giustizia americano, rappresentanti legali della Food and Drugs Administration, avevano giustificato spiegando che si trattava di una richiesta “coerente con i programmi di elaborazione inseriti dai tribunali di tutto il paese nei casi riguardanti il FOIA (Freedom of Information Act)”. La Public Health and Medical Professional for Transparency, un’associazione che raccoglie più di trenta scienziati, aveva però immediatamente fatto causa alla FDA, ritenendo che dietro questa richiesta vi fosse semplicemente la necessità di mantenere nascosti i dati al grande pubblico. L’associazione ha fatto ricorso al Freedom Information Act, pretendendo che invece il rilascio dei documenti avvenisse in un arco temporale accettabile, che di certo non potevano essere gli oltre cinquant’anni previsti dalla FDA. E il giudice del Distretto settentrionale del Texas alla fine ha dato ragione all’associazione scientifica, stabilendo che la Fda debba invece pubblicare a un ritmo di 55 mila pagine al mese.
Ecco che dunque, alla luce di questa decisione, Pfizer comunica agli investitori che il rilascio di nuovi dati sulla sicurezza del vaccino potrebbe compromettere il fatturato. Nulla di strano per certi versi, è normale che la diffusione di nuove informazioni su un trattamento sperimentale possono spaventare la popolazione a prescindere, anche a causa di interpretazioni magari troppo spinte su ciò che ritroveremo in questi documenti quando finalmente saranno pubblicati.
Al tempo stesso la preoccupazione che Pfizer ha manifestato ai suoi investitori, è la diretta conseguenza di una volontà mai celata di fare in modo, in accordo con la FDA, che certi dati restassero segreti o comunque fossero resi disponibili il più tardi possibile. D’altronde quel 2076, data ultima nel primo accordo in cui sarebbero stati pubblicati tutti i dati grezzi sulla sicurezza dei trial, rende bene l’idea di quanto poco Pfizer e FDA ci tenessero a far conoscere al grande pubblico certe evidenze dei trial.