Un uomo è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco in un agguato avvenuto a Palma di Montechiaro, un paese a 20 chilometri da Agrigento.
La vittima è Lillo Saito, e si trovava all’interno della propria autovettura, una Chevrolet Captiva, nella centrale Piazza Provenzani, quando è stato raggiunto dai colpi di pistola. Sull’omicidio stanno indagando i carabinieri.
Il presunto autore dell’omicidio si è presentato nella caserma dai carabinieri di Palma di Montechiaro. Si tratta di un uomo di 43 anni. La vittima era fermo con la sua auto quando l’assassino si è avvicinato e gli ha sparato a bruciapelo diversi colpi d’arma da fuoco alla testa che lo hanno sfigurato. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire la dinamica e il movente dell’agguato.
L’uomo che si è costituito si chiama Angelo Incardona, con precedenti penali per tentato omicidio, porto e detenzione abusiva d’arma da fuoco. Non sono ancora chiari i motivi che lo avrebbero spinto ad uccidere Lillo Saito. Incardona avrebbe tentato di uccidere anche i genitori della vittima. Li ha raggiunti nella loro abitazione sparando altri colpi di pistola che pero hanno ferito solo di striscio la coppia. I due sono stati trasportati nell’ospedale di Licata; le loro condizioni non sono gravi. L’assassino dopo il raid è rientrato a casa rivelando alla moglie cosa era successo. La donna lo ha convinto a presentarsi al comando provinciale dei carabinieri di Agrigento per costituirsi. Quando Incardona si è presentato al comando provinciale dei carabinieri di Agrigento, al piantone, avrebbe detto: “E’ una vecchia storia di mafia”.
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Avrebbe parlato di una faida legata a dinamiche interne ai “paracchi” di Palma di Montechiaro, un’organizzazione criminale paramafiosa. Una storia molto complicata, tutta ancora da decifrare per carabinieri e Procura di Agrigento.
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E’ quanto emerge dall’interrogatorio, svolto dal procuratore capo Luigi Patronaggio, di Angelo Incardona. I “paraccari” sono “famighiedde” , come aveva spiegato il collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati. Una sorta di terza mafia siciliana, dopo Cosa nostra e Stidda, nata negli anni Novanta, che esiste ancora a Palma di Montechiaro e a Favara. L’indagato in questo momento sta per lasciare il comando provinciale dei carabinieri di Agrigento.
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