Giallo ai Giochi di Pechino, dove martedì sera, 8 febbraio, poco prima della premiazione, la cerimonia ha subìto un rinvio
Giallo alle Olimpiadi di Pechino, dove una cerimonia di premiazione ha subìto un rinvio per un caso sospetto di doping. È accaduto martedì sera, 8 febbraio, prima della premiazione per la prova a squadre di pattinaggio in cui la Russia era al primo posto, seguita da Usa e Giappone. All’inizio hanno vociferato di un «problema legale», poi di doping. Fatto sta che la vincitrice, Kamila Kalieva, 15 anni, star del pattinaggio, sarebbe risultata positiva alla trimetazidina, un antischemico che spunta nell’elenco dei farmaci vietati sia in gara che fuori gara.
Se trovano tracce di molecola “non specifica”, teoricamente non si avranno sconti di alcun genere. Si tratta di un prodotto che fa crescere il flusso coronarico, migliorando, di conseguenza, la resistenza alla fatica. Già nel 2018, la russa Sergeeva ricevette una sanzione di 8 mesi (invece di 4 anni) per il rilevamento di una bassa concentrazione nel suo sangue. Il famoso nuotatore Sun Yang, coperto dai cinese, fu sanzionato solo con 3 mesi.
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Ma il caso di Valieva è alquanto complicato perché la pattinatrice è una superstar e una russa positiva al test anti doping sarebbe una prova di come la redenzione del Paese, dopo anni di doping selvaggio, sarebbe solo teorica.
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Dato che non ha ancora compiuto 16 anni, tuttavia, Valieva non è sanzionabile. Semplicemente, l’esito sarebbe cancellato ma lei non verrebbe squalificata perché troppo piccola. Alcune voci dal laboratorio di Pechino vociferano di una quantità infinitesimale della suddetta sostanza, rilevata solamente per via dell’estrema esattezza dello strumento di misura usato. Riuscirà a ottenere clemenza? Intanto i russi hanno già messo in campo una serie di avvocati e oggi ci sarà la decisione.