La decisione presa dal governo olandese fa riflettere sulla sicurezza con cui la comunità scientifica italiana continua a presentare questi vaccini come efficaci e necessari anche per i più giovani.
La terza dose non è necessaria e dunque consigliabile ai minorenni.
Questa la decisione presa dal Consiglio Superiore di Sanità Olandese con un comunicato pubblicato il 4 Febbraio 2022. Nella nota viene spiegato che non si sono ravvisate “ragioni medico-scientifiche per offrire una vaccinazione di richiamo a tutti i giovani dai 12 ai 17 anni. Il Consiglio, tuttavia, raccomanda che la personalizzazione individuale sia resa possibile per gli adolescenti con un grave disturbo immunitario e gli adolescenti che desiderano un richiamo per proteggere i familiari vulnerabili”.
Gli esperti di sanità del governo olandese sostengono che un ulteriore dose di richiamo nei più giovani, abbia un effetto benefico fin troppo limitato, e che questa considerazione coinvolge anche le categorie più fragili della fascia di età che va dai 12 ai 18 anni. Nel comunicato viene anche precisato come questa decisione tenga conto del fatto che Omicron produca nella maggior parte dei casi una malattia lieve, altro motivo per non esporre i più giovani ad eventuali rischi legati alla vaccinazione. Subito dopo la decisione del Consiglio di Sanità Olandese, il Ministro della Salute Marianne Geleijnse si è presentata davanti ai microfoni dei giornalisti dichiarando che i vaccini sono sicuri, ma che al contempo non vi erano ragioni cliniche sufficienti per approvare la terza dose per i più giovani in quanto “un booster deve fornire una sufficiente sicurezza ed efficacia, e questo non è il caso degli adolescenti”. D’altronde il Consiglio di Sanità nella sua nota è stato inequivocabile: “Nella situazione attuale, in cui sono state tolte molte misure restrittive e la variante omicron è dominante, la vaccinazione di richiamo non offre più rilevanti benefici per la salute indiretti per questo gruppo”.
In Italia invece, il Comitato tecnico Scientifico ha preso la decisione opposta, considerando la terza dose di richiamo per i più giovani necessaria e sicura. Di recente è stato poi approvata la terza dose per la fascia di età 12-17 a partire dalla data del 24 Gennaio 2024. Un provvedimento annunciato con una circolare firmata dal direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza. Nel documento si legge come sia “raccomandata la somministrazione di una dose di vaccino Comirnaty di Pfizer/Biontech, al dosaggio di 30 mcg in 0,3 ml, come richiamo (booster) di un ciclo primario, indipendentemente dal vaccino utilizzato per lo stesso, a tutti soggetti della fascia di età 16-17 anni e ai soggetti della fascia di età 12-15 anni con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti, con le stesse tempistiche previste per i soggetti a partire dai 18 anni di età”.
Le differenti prese di posizione dei vari governi riguardo la vaccinazione dei più giovani non possono che destare qualche perplessità.
Chi ha ragione in primo luogo? L’Olanda che sostiene che non vi sono ragioni medico-scientifiche per consigliare la vaccinazione a questa fascia di età, oppure l’Italia che ha preso la decisione opposta?
La linea del governo olandese sembra di sicuro più chiara e infinitamente meno contorta.
I motivi che hanno infatti portato il governo italiano ad approvare la terza dose anche per la fascia di età 12-18, sono quantomeno nebulosi. La stessa Aifa, nel comunicato con cui ha autorizzato il booster per 12-15 anni, scrive che “si ribadisce, infine, che l’obiettivo prioritario della campagna vaccinale resta il completamento del ciclo vaccinale primario per tutta la popolazione eleggibile”.
Si stanno vaccinando i più giovani per proteggerli dalla malattia grave oppure in quanto sacrificio necessario per raggiungere l’immunità di gregge?
Di sicuro l’Aifa sembra ritenerlo tra le righe un obiettivo ancora perseguibile, ed è per questo che nel comunicato con cui ha approvato la terza dose anche per i più giovani scrive che “si ribadisce, infine, che l’obiettivo prioritario della campagna vaccinale resta il completamento del ciclo vaccinale primario per tutta la popolazione eleggibile”.
Per tutta la popolazione eleggibile. Va precisato che l’Aifa ha in primo luogo il compito di assicurare sicurezza ed efficacia di un farmaco, mentre la strategia e dunque i motivi per cui si opta per utilizzarlo il vaccino Covid in diverse fasce della popolazione, sono sia scientifiche che politiche.
A inizio dicembre Locatelli,in un’intervista rilasciata all’Avvenire, ha però sgomberato il campo da ogni dubbio. I giovani non vanno vaccinati per raggiungere l’immunità di gregge, ma per proteggerli dalla malattia grave.
Una tesi che Locatelli e il Comitato Tecnico Scientifico continuano a presentare come assoluta, certa, frutto di un sicuro raccordo con la comunità scientifica internazionale. Anche i giovani corrono rischi significativi se contraggono il Covid e dunque bisogna assolutamente vaccinarli, anche perché ci troviamo di fronte a un farmaco sicuro, che non offre controindicazioni. “Nemmeno nel lungo termine” specificava lo stesso Locatelli già a Dicembre.
Questa sicurezza in Italia si consiglia il vaccino a tutte le fasce di età, trova però meno riscontri di quanto si possa supporre all’estero, e la decisione del Ministero della salute Olandese ne è il più fulgido esempio. Siamo certi che sia così sicuro e privo di rischio vaccinare i più giovani da una malattia che fin dal principio, ha sempre rappresentato un pericolo minimo per la loro fascia di età? Siamo sicuri che i benefici per questa categoria di persone superino i rischi derivanti dalla vaccinazione?
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Il governo olandese ha deciso che no, non c’erano dati sufficienti per consigliare questo trattamento sanitario alla popolazione più giovane. Quello italiano ha invece preso la decisione opposta, ma nessuno ha ritenuto opportuno in Italia avviare un serio dibattito sul tema, per capire le ragioni tra due stati che hanno scelto una linea così diversa sulla strategia vaccinale.