Incremento record dei contagi nonostante la nazione sia arrivata alla quarta dose. I pareri sulla reale efficacia dei vaccini iniziano ad essere discordanti.
Cosa sta succedendo in Israele?
Il paese infatti è tra le sei nazioni che hanno già completato il ciclo di vaccinazione relativo alla quarta dose, eppure guardando la curva dei contagi, qualcosa non torna. Israele ha registrato nei giorni scorsi una crescita record dei contagi, nonostante sia lo stato al momento più avanti per quanto riguarda la campagna vaccinale. Numeri che daranno sicuramente manforte a tutti coloro che sostengono l’inefficacia dei vaccini, e in particolar modo sulla loro presunta capacità di prevenire il contagio.
Altri scienziati sostengono invece che, pur dovendo rassegnarsi all’idea che questi vaccini non sono sterilizzanti, e dunque non possono in alcun modo prevenire la trasmissione del virus, stanno invece svolgendo alla grande il loro compito . Nonostante questo record negativo, la nazione sta effettivamente eliminando gradualmente ogni tipo di restrizione pandemica.
Il quotidiano italiano La Stampa ha contattato il responsabile della campagna vaccinale israeliana Arnon Sharar per chiedergli un suo commento su questo incremento dei casi, il più alto mai registrato da quando è iniziata la pandemia nella nazione. Sharar ha spiegato che “ciò che raccontano i No-Vax per screditare i vaccini è falso, oltre che sbagliato. I vaccini stanno salvando migliaia di vite”. Ed è proprio grazie ai vaccini che, spiega il politico, il Covid è diventato gestibile, trasformandosi in una malattia molto meno grave di quelle che era apparsa nel mondo all’inizio del 2020. Sharar precisa anche che è migliorata l’assistenza medica ai pazienti nella nazione: “Abbiamo imparato a trattare in modo diverso questa malattia, cerchiamo di curare a casa i pazienti”.
Ha rassicurato anche i giornalisti italiani riguardo la sicurezza e l’efficacia della quarta dose di richiamo, che al momento viene riservata ai fragili e ai pazienti considerati a rischio per altri motivi, che secondo gli ultimi studi prodotti, riescono a ottenere con questa somministrazione una copertura adeguata della malattia. Chi invece non ha particolari predisposizioni genetiche, può continuare a considerarsi protetto con la terza dose. In ogni caso, ritornando all’aumento record dei casi, Sharar ha anche precisato che nessun paziente a cui è stata somministrata la quarta dose si trova attualmente in ospedale, segno a suo parere, proprio del successo della campagna vaccinale. Semmai, ha spiegato il responsabile della campagna di vaccinazione, il problema è che la copertura sulla popolazione è ancora insufficiente: “Questa quinta ondata, se fossimo stati vaccinati al 95%, non l’avremmo sentita. Nonostante siamo totalmente aperti e ora abbiamo rimosso anche il Green pass”.
C’è però da dire che difficilmente, interpellato da giornalisti esteri a riguardo, il responsabile della campagna di vaccinazione israeliana, potrebbe dimostrarsi critico nei confronti della reale copertura che offrono questi farmaci. Molti altri medici invece, ormai da settimane hanno iniziato a criticare sia la strategia del governo per la gestione dei contagi e delle ospedalizzazioni, ma anche per quanto riguarda la reale efficacia dei vaccini. L’ultimo allarme è arrivato dal professore Yaakov Jerris, che dirige il reparto coronavirus nell’ospedale Ichilov della nazione. Le recenti dichiarazioni del medico sono state tutt’altro che tenere nei confronti del governo, affermando in primo luogo come questi vaccini non hanno “alcuna utilità per quanto riguarda la malattia grave”. Jerris, intervistato dall’emittente televisiva Channel 13 News, ha spiegato che a differenza di quanto raccontato da Sharar pubblicamente, molti ospedali sono realmente sovraccarichi di pazienti affetti da Covid in modo grave, e la maggior parte di questi sono persone vaccinate. Si tratta infatti di persone che “hanno avuto almeno tre iniezioni. Tra il settanta e l’ottanta per cento dei casi gravi sono vaccinati. Quindi, il vaccino non ha alcuna utilità per quanto riguarda la malattia grave, motivo per cui solo il venti-venticinque percento dei nostri pazienti non è vaccinato”.
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Il medico ha poi spiegato che ci sono diversi problemi nella catalogazione dei casi di Covid negli ospedali che il governo si ostina ad ignorare. Tra questi vi è ad esempio la stessa definizione di “paziente grave”: “Definire un paziente serio è problematico. Ad esempio, un paziente con una malattia polmonare cronica ha sempre avuto un basso livello di ossigeno, ma ora ha un risultato positivo al test del coronavirus che tecnicamente lo rende un “paziente grave da coronavirus”, ma non è accurato. Il paziente è in condizioni difficili solo perché ha una grave malattia di base”.
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