Terremoto nel M5S: Conte non è più il capo politico, azzerati i vertici

Il tribunale di Napoli ha deciso sul ricorso presentato da alcuni iscritti: il nuovo statuto non è più valido. Ora è tutto in mano a Grillo

Una confusione senza precedenti quella che sta avvenendo all’interno del Movimento 5 Stelle. Questa mattina il tribunale di Napoli si è espresso riguardo al ricorso presentato da alcuni iscritti contro il nuovo statuto del partito, annullando i vertici e soprattutto l’elezione di Giuseppe Conte a capo del M5S. Ad aggravare la situazione il fatto che non è valida nemmeno la nomina di Vito Crimi come reggente in quanto il comitato di garanzia è dimissionario e suoi membri non possono ricoprire il ruolo secondo le norme del vecchio statuto, tra questi anche Luigi Di Maio.

Da oggi alle 13, ora in cui è stata emessa l’ordinanza, in pratica il Movimento si trova senza un leader, senza un comitato che possa traghettare e senza nemmeno un comitato per promuovere il nuovo statuto, portando di fatto Beppe Grillo a essere l’unica guida del partito in qualità di garante e proprietario del simbolo. Restano in carica solo i tre membri del collegio dei probiviri. L’avvocato Lorenzo Borré, legale dei M5S “ribelli” ha dichiarato che presenterà immediatamente ricorso a nome di tre militanti “in rappresentanza di diverse centinaia di iscritti che hanno partecipato al pagamento delle spese legali con una raccolta di fondi“.

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La battaglia legale all’interno del M5S aggiunge dunque un nuovo e pesante capitolo che rischia di sbarrare duramente la strada all’ex-presidente del Consiglio. Steven Hutchinson, uno degli attivisti che ha presentato il ricorso proprio con l’obiettivo di stoppare la nuova linea politica decisa da Conte, dichiara: “La prima volta, a dicembre, un giudice monocratico ci aveva liquidati. Ora, dopo il nostro reclamo, un collegio di tre magistrati ha esaminato il ricorso, ribaltando quella scelta. Siamo soddisfatti. Noi siamo dentro il Movimento, siamo ancora associati e per questo abbiamo potuto presentare ricorso – continua Hutchinson- dietro di noi ci sono centinaia di iscritti in tutta Italia che ci hanno supportato. Questa vittoria va anche a loro e a tutti gli iscritti.

“Ora si torna al rinnovamento arrivato a febbraio 2021” secondo Hutchinson. “Lo statuto di allora era già di per sé nuovo. Avevamo già uno statuto democratico uscito da stati generali durati a lungo, il momento più alto forse del Movimento, che è stato cancellato da un colpo di spugna. Non serve a nulla la battaglia interna tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, nessuno dei due ha alcun potere di deliberare su nulla. Ora il nostro garante, Beppe Grillo dovrà gestire la situazione. Vediamo cosa dirà, ma abbiamo fiducia. La nostra idea, anche presentando il ricorso, è quella di costruire un Movimento sempre migliore“. Il ricorso era stato presentato il 17 settembre del 2021.

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Intanto i prossimi passaggi obbligati sono quelli di riorganizzare il partito in vista della creazione di una nuova struttura, provvedendo velocemente all’elezione di cinque membri del comitato direttivo, probabilmente con votazione sulla piattaforma Rousseau per evitare nuovi problemi e contestazioni. Conte nel pomeriggio si è incontrato con Crimi e il loro notaio di fiducia per discutere su come agire, mentre stasera sarà ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta su Rai1. Si attende la sua versione dei fatti e quale soluzione intende applicare allo stallo.

LA GUERRA TRA DI MAIO E CONTE

La decisione del tribunale di Napoli favorisce la parte in sostegno di Luigi Di Maio nel braccio di ferro con Conte per il controllo del M5S. Al ministro degli Esteri non era andato giù il comportamento a dir poco ambiguo dell’ex-premier durante l’elezione del Presidente della Repubblica, mentre da parte sua Conte si era sentito scavalcato nel suo ruolo di capo politico nel trattare con gli altri leader di partito e nel proporre un nome condiviso per il Colle.

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Una guerra che divide il Movimento in due parti contrapposte in cui si inseriscono alcuni mediatori per la pacificazione, tra questi Fabiana Dadone. Per l’ex-ministra per le politiche giovanili, Conte e Di Maio hanno “visioni diverse su alcuni punti di vista, l’importante, come chiedono entrambi, è che si riesca a discutere. Si chiariranno tra loro ma non ci sarà nessuna scissione” afferma Rai Radio1, ospite della trasmissione Un Giorno da Pecora. E sul limite dei due mandati afferma “Tendenzialmente preferirei mantenerlo, se poi la base si esprimerà in modo diverso ne prenderò atto“.

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