La minaccia di Zuckerberg: “A noi i dati degli utenti o lasciamo l’Europa”

Il capo di Facebook e Instragram vuole che l’UE non limiti il suo controllo sulla privacy degli iscritti. Ma la minaccia è poco credibile

Il report annuale presentato da Mark Zuckerberg alla Sec (l’autorità statunitense che viglia sui mercatino) non è affatto positivo: numero di utenti in calo e difficoltà nell’acquisire nuovi iscritti hanno provocato per la sua azienda un drammatico calo in borsa con una perdita del 26% in un solo giorno. Per correre ai ripari, il Ceo di Meta, l’azienda che controlla e gestisce Facebook e Instragram, ha quindi deciso una soluzione drastica: minacciare l’Unione Europea di abbandonare il Vecchio continente.

La questione sta nella volontà dell’Ue di negare la possibilità di archiviare i dati dei cittadini europei all’interno dei server americani, cosa che permetterebbe da parte di Zuckerbergun maggiore controllo degli utenti iscritti ai social e di ottimizzare le sponsorizzazioni, fonte di guadagno enorme per il colosso dell’informatica. Per questo motivo l’imprenditore ha deciso di passare alla maniere forti, sperando in una risposta timida da parte delle istituzioni europee. Non è nemmeno la prima volta che ricorre a questo sistema, lo aveva già adottato nel 2020 quando l’Australia propose di l’obbligo per gli editori di pagare le notizie pubblicate sulle piattaforme social.

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La minaccia però sembra essere destinata a rimanere tale, sia perché Zuckerberg non è nuovo a questo tipo di atteggiamento fortemente aggressivo per ristabilire la sua posizione sul mercato, sia perché l’Europa conta oltre 309 milioni di utenti, di molto superiori agli stessi Usa e Canada, per un guadagno medio annuo di circa 8 miliardi di dollari. Facile immaginare che, anche qualora l’UE dovesse scegliere di regolare maggiormente la privacy degli utenti europei, Meta difficilmente rinuncerebbe a una fetta del mercato così ricca.

COSA C’E’ NEL DOCUMENTO DI ZUCKERBERG

Il fondatore di Facebook pubblica nel report questa frase in particolare: qualora la situazione non cambiasse “potrebbe influenzare la nostra capacità di fornire i nostri servizi, il modo in cui forniamo i nostri servizi o la nostra capacità di indirizzare gli annunci, il che potrebbe influire negativamente i nostri risultati finanziari“. In pratica se le normative sulla  privacy cambiassero, verrebbe a modificarsi la “capacità di fornire i nostri servizi2 in Europa”.

Quindi se l’Ue non permettesse più alla società di affidarsi alle clausole contrattuali standard e qualora non venisse adottato un nuovo accordo transatlantico, “probabilmente non saremo in grado di offrire un certo numero dei nostri prodotti e servizi più significativi, compresi Facebook e Instagram, in Europa, il che avrebbe materialmente e negativamente effetti sulla nostra attività, la nostra condizione finanziaria e i nostri risultati operativi“.

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La mossa è chiaramente un tentativo di placare il mercato dopo la grave perdita. Infatti questa mattina un portavoce della società del magante dell’informatica ha fatto sapere che “Non abbiamo assolutamente alcun desiderio e alcun piano di ritirarci dall’Europa. Semplicemente Meta, come molte altre aziende, organizzazioni e servizi, si basa sul trasferimento di dati tra l’Ue e gli Stati Uniti per poter offrire servizi globali. Come altre aziende, per fornire un servizio globale, seguiamo le regole europee e ci basiamo sulle Clausole Contrattuali Tipo (Standard Contractual Clauses) e su adeguate misure di protezione dei dati. Le aziende, fondamentalmente, hanno bisogno di regole chiare e globali per proteggere a lungo termine i flussi di dati tra Stati Uniti ed UE, e come più di 70 altre aziende in una vasta gamma di settori, man mano che la situazione si evolve, stiamo monitorando da vicino il potenziale impatto sulle nostre operazioni europee“.

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LA RISPOSTA DELL’UE

Eric Mamer, portavoce della Commisione Europea, fa sapere che la questione è “molto recente e non abbiamo commenti da fare al momento” ma “una cosa deve essere assolutamente chiara: l’Ue stabilisce la sua legislazione tenendo conto dei nostri valori, degli interessi dei consumatori e dei cittadini”. Il Vecchio Continente “ovviamente conto dei punti di vista espressi dagli operatori economici, ma agisce autonomamente quando deve stabilire i suoi regolamenti” conclude il portavoce.

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