Il Giappone progetta di rilasciare in mare l’acqua radioattiva della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal devastante tsunami del 2011. Una commissione internazionale dell’Aia valuterà il piano.
Il più terribile disastro atomico del Giappone dell’11 marzo 2011 è stato provocato da un terremoto sottomarino e da un maremoto. Sono passati quasi 11 anni dal disastro alla centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi e ancora bisogna raffreddare con acqua i reattori danneggiati dallo tsunami. Questa operazione produce ogni giorno circa 140 tonnellate di acqua contaminata, la quale viene poi filtrata e immagazzinata in più di 1.000 serbatoi.
Dalla prossima primavera l’acqua dei reattori finirà in mare
L’operatore Tepco ha comunicato che entro la fine del 2022 non ci sarà più spazio per i serbatoi spingendo così il governo giapponese a adottare delle contromisure: perciò dalla prossima primavera l’acqua filtrata e diluita dai serbatoi verrà scaricata in mare. La società operativa Tepco ha in previsione di costruire un tunnel della lunghezza di circa 1 chilometro sul fondo del mare: servirà a far passare l’acqua di raffreddamento e a scaricarla. Il progetto trova però la ferma opposizione delle associazioni locali di pescatori: temono danni alla loro attività. Mentre gli ambientalisti, assieme ai paesi confinanti con il Giappone, Corea del Sud e Cina, chiedono che i piani vengano stralciati.
Il piano del Giappone sarà sottoposto alla valutazione dall’organismo internazionale di controllo nucleare. Una squadra dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), sotto la guida di Gustavo Caruso, direttore dell’agenzia per la sicurezza nucleare, raggiungerà il paese orientale dal 14 al 18 febbraio e valuterà l’acqua di raffreddamento filtrata, ha fatto sapere lunedì il ministero degli Esteri giapponese.
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Nei serbatoi della centrale nucleare di Fukishima sono già immagazzinate più di 1 milione di tonnellate di acqua. Prima di essere immagazzinata, l’acqua di raffreddamento viene trattata, ma il sistema di filtraggio Alps non è in grado di filtrare il trizio, l’isotopo radioattivo.
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Il governo giapponese e la Tepco replicano però che in piccole quantità, il trizio non nuoce alla salute umana, e che secondo i piani l’acqua verrà diluita al di sotto dei valori guida prima di essere scaricata in mare.