I due non si conoscono ma davanti allo stato risultano sposati da oltre vent’anni. Lei: «Voglio chiamarlo e chiedergli, se gli va, di bere un caffè».
Da ventidue anni Elisa e Andrea sono marito e moglie. E messa così, in un Veneto che solo nell’ultimo anno ha fatto registrare seimila divorzi, pare una bella, classica storia d’amore. Invece no, è solo una delle solite follie all’italiana: un errore (in buona fede) di qualcuno – chissà di chi e chissà se mai verrà identificato – ed ecco che Andrea Bonvicini ed Elisa P., due perfetti sconosciuti, si sono visti unire in matrimonio. A loro insaputa.
Andrea ha 47 anni, vive a Monastier (Treviso), di professione fa il tatuatore; e lei, Elisa, 42 anni, di Venezia, ex cameriera in un ristorante di Mestre che, a causa dei problemi legati alla pandemia, ha dovuto chiudere i battenti lasciando a casa tutto il personale. Ed è proprio in seguito alla perdita del lavoro che Elisa è venuta a conoscenza del fatto che, davanti allo Stato italiano, dal 2000 risulta sposata con Andrea. «Qualche giorno fa sono entrata nel sito dell’Inps per compilare i moduli per la richiesta del sussidio di disoccupazione – racconta la donna – e, consultando il mio profilo, è emerso che risulto coniugata. Un matrimonio avvenuto 22 anni fa a Meolo. Non ci potevo credere, era tutto assurdo. Ho pensato a un errore dell’Inps e così ho telefonato all’Ufficio anagrafe di Venezia e purtroppo mi hanno confermato che, dai loro registri, risulto sposata. La stessa risposta che ho ricevuto dal Comune di Meolo». Per una serie di coincidenze fortuite in tutti questi anni Elisa P. non ha mai avuto la necessità di richiedere il proprio stato civile e «solo di recente ho rinnovato i documenti – spiega la 42enne – ma la nuova carta d’identità, in formato tessera, non riporta se una persona è sposata o single». E così fino a oggi Elisa P. è rimasta del tutto all’oscuro dell’errore.
Follie all’italiana
Ma come è potuto succedere? Per quanto incredibile, una spiegazione c’è: il più classico scambio di persona. Bonvicini nel 2000 aveva effettivamente contratto matrimonio con una donna che casualmente porta lo stesso nome e cognome della cameriera, ed è pure nata nel suo stesso anno: il 1980. L’unica differenza all’anagrafe sta nella residenza: la vera sposa del tatuatore abita infatti a Roncade (dove, colmo dei colmi, lavora anche lei come cameriera), mentre l’«altra» Elisa P. risiede invece a Mestre. «Qualcuno deve aver invertito i codici fiscali» ipotizza la veneziana. A rendere ancora più evidente la topica presa dagli uffici pubblici contribuiscono anche altre circostanze. «Io ho un compagno. Quindi per il Comune di Venezia risulto sposata con questo Andrea e allo stesso tempo convivente con un altro uomo». Il vero fidanzato l’ha presa con filosofia («Si è fatto una risata, per fortuna non abbiamo in programma di sposarci a breve») e gli uffici anagrafe dei due Comuni coinvolti nello scambio di persona si sono impegnati a risolvere la situazione nel giro di una decina di giorni. Fino ad allora, però, Elisa all’anagrafe risulterà sposata con un perfetto sconosciuto.
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Rintracciato dal Corriere del Veneto, il tatuatore di Treviso mostra tutta la sua sorpresa. «Il matrimonio con Elisa effettivamente risale proprio al 2000, abbiamo avuto un figlio e dopo qualche anno ci siamo lasciati: c’è perfino una sentenza di divorzio redatta dal tribunale». Eppure qualche avvisaglia dell’errore c’era stata: «Ogni anno il mio commercialista mi manda il Modello Unico per le tasse dal quale risulto avere una moglie a carico. Più volte gli ho chiesto spiegazioni, ricordandogli che sono divorziato, e lui mi ha sempre risposto che non era un problema. Pensavo a un banale errore, e invece…». Bonvicini ora vuole andare a fondo e già lunedì contatterà il municipio di Meolo per accertarsi se effettivamente anche il suo stato civile sia (come probabilmente è) sbagliato e come si può fare per rimediare all’errore. «Ho una nuova fidanzata – racconta – e vogliamo sposarci in chiesa. Per questo mi stavo preparando ad affrontare l’iter per l’annullamento del mio precedente matrimonio anche di fronte alla Sacra Rota: spero che questo pasticcio burocratico non complichi la richiesta. Ad ogni modo, è sconfortante: dimostra la totale inefficienza dello Stato italiano».
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Resta la curiosità, da parte dei due coinvolti nel pasticcio burocratico, di conoscere la persona con la quale, almeno per lo stato, è stata stretta un’unione così duratura. «Voglio chiamarlo e chiedergli, se gli va, di bere un caffè» chiosa Elisa P. Che poi prova a fare dell’umorismo: «Lo immagino simpatico, un brav’uomo. E magari abbiamo anche qualcosa in comune. Perché in fondo, se siamo sposati da ventidue anni e non abbiamo mai litigato, un motivo ci sarà…».