Al via in Italia la distribuzione di Paxlovid, la pillola anti Covid di Pfizer che va a affiancarsi a Molnupiravir e a Remdesivir.
Come sempre i nomi sono degli scioglilingua: Paxlovid, Molnupiravir, Remdesivir. Molto più semplice però la loro funzione: combattere il Covid (e forse anche le sue varianti) nelle prime fasi dell’infezione.
Sono tutti e tre farmaci antivirali. I primi due però hanno una particolarità in più, rispetto a Remdesivir, l’altro antivirale prodotto da Gilead: la somministrazione di Remdesivir avviene per via endovenosa, mentre. Paxlovid (Pfizer) e Molnupiravir (Merck) sono pillole che quindi si possono assumere per via orale.
Ha avuto inizio oggi la distribuzione alle Regioni e alle Province autonome delle prime 11.200 dosi del Paxlovid, la pillola contro il Covid prodotta da Pfizer.
Il contratto tra la struttura guidata dal Commissario per l’emergenza Figliuolo e la multinazionale farmaceutica statunitense, in accordo col Ministero della Salute, riguarda la fornitura di 600 mila trattamenti nel corso del 2022. Non appena disponibili, i farmaci saranno progressivamente distribuiti alle strutture sanitarie regionali, seguendo le indicazioni del Ministero della Salute e dell’Aifa. Per quanto riguarda Molnupiravir, invece, le prime 11.899 dosi sono state consegnate alle Regioni lo scorso 4 gennaio.
Secondo l’ultimo Report di Aifa «Monitoraggio antivirali per Covid-19» (uscito il 26-27 gennaio 2022), i pazienti ospedalizzati trattati con Remdesivir sono 80.717 (1.439 invece quelli non ospedalizzati) mentre sono 2.662 quelli curati con Molnupiravir (non ospedalizzati).
Paxlovid, la pillola anti Covid di Pfizer, è stata approvata dell’Ema il 22 gennaio scorso. E il 28 gennaio anche Aifa ha dato il via libera. Secondo Stella Kyriakides, la commissaria Ue alla Salute, il farmaco «ha il potenziale per fare davvero la differenza per le persone ad alto rischio di progressione verso il Covid grave».
Paxlovid è raccomandato per la terapia di Covid-19 negli adulti che non hanno necessità di ricevere ossigeno supplementare e hanno un rischio più alto di malattia grave. Il farmaco di Pfizer previene la patologia, ovvero l’aggravamento dei sintomi: non impedisce al virus di introdursi nelle cellule, ma ne blocca la replicazione. Nello specifico, Paxlovid si compone di due principi attivi (PF-07321332 e ritonavir) contenuti in due diverse compresse, le quali devono essere assunte assieme, per due volte al giorno. Il primo agisce andando a ridurre la capacità del Covid di replicarsi. Il secondo principio attivo, invece, ha la funzione di prolungare l’azione del primo, in modo da consentirgli di restare più a lungo all’interno dell’organismo.
Per poter essere efficace, Paxlovid va somministrato il prima possibile e ad ogni modo entro cinque giorni dall’inizio dei sintomi. Da uno studio su 2.246 pazienti ad alto rischio pubblicati dalla casa farmaceutica americani è emersa un’efficacia dell’89% nel prevenire il ricovero ospedaliero e la morte.
Remdesivir è indicato per il «trattamento del Covid-19 negli adulti non ospedalizzati e non in ossigeno-terapia con insorgenza di sintomi da non oltre 7 giorni e in presenza di condizioni cliniche predisponenti che rappresentino dei fattori di rischio per lo sviluppo di Covid-19 grave». Per il farmaco prodotto da Gilead è stata autorizzata da Ema un’estensione di indicazione riguardante il trattamento dei pazienti non in ossigeno-terapia ad alto rischio di Covid-19 grave: il farmaco può essere impiegato fino a sette giorni dalla manifestazione dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste nella somministrazione del farmaco per endovena, è di 3 giorni.
Molnupiravir di Merck & Co ha ricevuto l’autorizzazione per il «trattamento dei pazienti Covid-19 non ricoverati con recente insorgenza di malattia da lieve a moderata e con condizioni cliniche sottostanti che possono rappresentare fattori di rischio specifici per lo sviluppo di Covid-19 grave». È un antivirale orale da assumere in caso di positività alla malattia entro cinque giorni dall’insorgere dei sintomi.
Il trattamento dura cinque giorni e prevede 4 capsule (800 mg totali) da assumere due volte al giorno. L’uso di Molnupiravir, che previene le ospedalizzazioni, non è raccomandato durante la gravidanza e l’allattamento al seno «deve essere interrotto durante il trattamento e per 4 giorni dopo il trattamento».
È la Struttura Commissariale a distribuire i farmaci alle Regioni e per la loro prescrizione è previsto l’impiego di un Registro di monitoraggio al quale presto sarà possibile accedere online sul sito dell’Aifa.
Come ha spiegato al Corriere Filippo Drago, esperto della Società Italiana di Farmacologia (SIF) «l’accesso al Molnupiravir segue lo stesso flusso degli anticorpi monoclonali. I pazienti vengono selezionati dai medici di medicina generale o dagli ospedali. Le Regioni decidono come distribuirlo: presumibilmente all’inizio il farmaco sarà presente nelle farmacie ospedaliere, in seguito nelle farmacie autorizzate. Al paziente non dovrebbe costare nulla. Ci potranno essere alcune Regioni che richiederanno accertamenti preliminari (come tampone ed eventuale dimostrazione di fragilità)».
Per i soggetti a rischio i farmaci antivirali offrono un’arma in più. Non sono però alternativi al vaccino: questo non solo per la loro bassa efficacia, ma anche perché hanno una durata d’azione limitata: la concentrazione dei principi attivi diminuisce e, dopo un paio di giorni, il medicinale finirà per scomparire dall’organismo. Il vaccino agisce invece sul sistema immunitario, che, dopo essere stato istruito, è in grado di lottare per mesi col Covid. Gli antivirali possono risultare molto utili a chi appartiene a quelle categorie di persone che non rispondono bene all’immunizzazione e che dunque, per quanto in misura inferiore rispetto ai non vaccinati, possono rischiare di aggravarsi col virus,
Pfizer è pronta a mettere a disposizione, entro la fine dell’anno, fino a 120 milioni di cicli di trattamento. L’azienda farmaceutica ha confermato di volersi impegnare a garantire un accesso equo alla terapia: perciò in fase pandemica Paxlovid sarà offerto secondo tariffe differenziate in base al reddito dei differenti paesi.
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Inoltre Pfizer, come del resto Merck, ha già stretto accordi di licenza non esclusivi coi produttori di farmaci generici, in maniera da assicurare la disponibilità dell’antivirale nei paesi a reddito medio-basso a prezzi calmierati.
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Il costo di ciascun ciclo dovrebbe essere in linea con quello del farmaco di Merck, Molnupiravir, che sul mercato americano ha un costo di 700 dollari. In Italia il costo è a carico del sistema sanitario nazionale. Per Remdesivir, Gilead ha fissato invece un costo pari a 390 dollari a fiala e a 2.340 dollari per un ciclo di cinque giorni.
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