Corruzione, truffa e documenti falsi: 5 arresti a Bagheria, nel mirino anche un dipendente comunale e un funzionario regionale. Sono in tutto 18 le truffe documentate, indagate anche altre 7 persone.
Finite in manette 5 persone, tra cui un dipendente del Comune di Palermo e un funzionario del Dipartimento dello sviluppo rurale e territoriale della Regione Siciliana, in quel di Bagheria. I carabinieri hanno arrestato gli indagati con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alle truffe e sostituzione di persona, fabbricazione di documenti falsi, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio ed accesso abusivo ad un sistema informatico. Le indagini preliminari sono state condotte dal gip di Palermo, e su richiesta della Procura è stato emesso il provvedimento di carcerazione. Gli indagati sarebbero responsabili di ben 18 truffe, tutte documentate, commesse nell’arco di circa un anno e dal valore complessivo di circa mezzo milione di euro. Nel mirino delle indagini vi sarebbero anche altre 7 persone – coloro che avrebbero “prestato” le fotografie che hanno permesso poi la fabbricazione di documenti falsi.
La ricostruzione dei fatti
I 5 indagati arrestati per truffa si sarebbero finti professionisti per ottenere dei prestiti. A rimanere coinvolto anche un dipendente comunale, grazie al quale gli accusati avrebbero falsificato i documenti necessari per avviare le pratiche necessarie alla truffa. In tutto sono 18 i casi ricostruiti dai carabinieri, tra operazioni bancarie e acquisti di auto. Nel mirino delle indagini è finito anche un funzionario regionale, colui che avrebbe messo a disposizione il telefono del suo ufficio per ovviare alle verifiche da parte degli istituti di credito.
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Fingendosi facoltosi professionisti ormai in pensione, il gruppetto avrebbe ottenuto dalle banche diversi finanziamenti per decine di migliaia di euro, e sarebbe riuscito ad acquistare macchine con l’intenzione di rivenderle. Finiscono perciò in carcere Rosario Di Fatta (56 anni), Stefano Ganci (53), Saverio Giunta (66), Lorenzo Motisi (44, funzionario regionale), Salvatore Randazzo (58, impiegato comunale).
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Secondo quanto si legge nella nota del Comando provinciale , le indagini sono state coordinate dalla Procura, e sono state condotte tra dicembre 2019 e agosto 2020. Semplice il meccanismo escogitato dal gruppetto: il dipendente comunale, dietro il pagamento di una somma, sarebbe entrato nei sistemi informatici dell’Anagrafe per fornire i nominativi per la sostituzione di persona e i numeri dei documenti d’identità. “Risultano indagate in stato di libertà anche altre sette persone che avrebbero prestato la propria fotografia per la materiale fabbricazione di documenti falsi, poi utilizzati nelle varie fasi delle truffe. Mentre per loro il giudice per le indagini preliminari non ha disposto alcuna misura cautelare, gli altri cinque sono stati accompagnati in carcere e ci resteranno almeno sino all’interrogatorio di garanzia”, si legge infine nella nota.