Il giocatore brasiliano violentò una ragazza insieme a un gruppo di amici. La procura ne ha richiesta l’estradizione dal Brasile
Grosso guaio per Robson de Souza Santos meglio conosciuto come Robinho, ex-attaccante di Milan, Manchester City e Real Madrid. Il tribunale di Milano infatti lo ha condannato per violenza sessuale di gruppo per i fatti avvenuti nel 2013, seguiti dalle accuse di una ragazza albanese di 23 anni che indicò nei suoi aggressori proprio l’ex-calciatore brasiliano e un suo amico, portandoli a una condanna di 9 anni a testa.
La procura di Milano ora si accinge a richiedere l’estradizione di Robinho dal Brasile dove risiede, ma sarà molto difficile da ottenere in quanto la costituzione brasiliana vieta questa formula per i propri cittadini. L’ex-giocatore potrà finire in manette solo qualora si presenti in Italia oppure in un qualunque altro paese che ne conceda l’estradizione.
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LO STUPRO IL GIORNO DEL COMPLEANNO
Stando a quanto stabilito dal processo, la violenza sessuale si svolse presso il Sio Cafè, un locale sito a Milano il 22 gennaio del 2013. Allora Robinho era un calciatore del Milan, nel bar la vittima stava festeggiando il proprio compleanno insieme alle amiche. Con il giocatore vi era Ricardo Falco, suo amico, e altri quattro uomini che però non furono identificati.
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Robinho era inizialmente in compagnia della moglie che il brasiliano accompagnò a casa per poi tornare e continuare i festeggiamenti con gli amici e il gruppo della ragazza. I cinque offrirono da bere alla vittima fino a ridurla in uno stato “incosciente e incapace di opporsi” e poi farle violenza nel guardaroba del locale.
IL PROCESSO
Nelle motivazioni della sentenza si legge che sia Robinho che i complici della violenza agirono manifestando “particolare disprezzo nei confronti della vittima che è stata brutalmente umiliata“. Ad aggravare il tutto il fatto che abbiano “da subito cercato di sviare le indagini offrendo agli inquirenti una versione dei fatti falsa e previamente concordata“.
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Il giocatore si mostrò disponibile durante la prima fase degli interrogatori ma andò via dall’Italia nel 2014 a seguito della fine del suo rapporto calcistico con il Milan per trasferirsi nella squadra brasiliana del Santos la quale, proprio in seguito alle notizie emerse dal processo, decise di mettere fine al contratto.