Post elezioni: partiti in crisi, politica in crisi, restano solo Draghi e Mattarella

All’indomani della rielezione di Sergio Mattarella è il momento di fare i conti con quel che è successo in questa settimana. Il bilancio, per la politica, è drammatico.

Mattarella e Draghi
Mattarella e Draghi

Come sempre, praticamente tutti hanno espresso soddisfazione per l’esito delle elezioni presidenziali. Ovviamente il problema non è chi sia stato eletto. La questione sta tutta nel come si è arrivati ad eleggerlo di nuovo, il presidente Mattarella. E’ difficile trovare qualcuno che perde, nella politica italiana: a memoria viene in mente solo Matteo Renzi, che ammise la sconfitta dopo il referendum costituzionale del 2016. Una abitudine pessima che ovviamente è stata riproposta anche ieri, dopo la settimana surreale di elezioni del presidente della Repubblica.

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Essere stati costretti a presentarsi con il cappello in mano a chiedere all’ex presidente Mattarella di “rivedere i suoi piani” e dire di si ad un nuovo mandato non rappresenta, in fondo, una sconfitta per nessuno. Per il centrosinistra, per il Movimento 5 Stelle, per il centrodestra “di governo”. L’unica ad esprimere contrarietà è Giorgia Meloni, forte del suo ruolo di oppositrice (insieme a tutto il partito Fratelli d’Italia) al governo Draghi. Che è, importante tenerlo a mente, un “governo del presidente”: voluto da Mattarella per uscire da un’altra impasse della politica, un anno fa.

Il disastro della politica

Mattarella e Salvini
Mattarella e Salvini

Le cose ovviamente stanno in maniera diametralmente opposta a quello che emerge dalle dichiarazioni a caldo: per la politica, soprattutto per i partiti, il bilancio è pessimo. Il centrodestra è spaccato, forse definitivamente. Matteo Salvini è, sostanzialmente, il “king maker” al contrario di queste elezioni: ha sbagliato tutto quel che poteva sbagliare. Ha bruciato la presidente del Senato, ha contribuito a bruciare una funzionaria apprezzatissima come la Belloni. Dopo aver dichiarato apertamente che fosse venuto il momento per il centrodestra di eleggere un presidente, registra una nuova sconfitta totale.

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Per il centrosinistra tutto sommato arriva un risultato molto simile ad un successo, ma ottenuto per forza d’inerzia e non per una reale capacità di intervento. Il PD voleva Draghi, ha ottenuto Mattarella: va bene, ma Enrico Letta non ha vinto. Per vincere bisogna fare qualcosa, e lui invece ha aspettato il suicidio dei suoi rivali. Per carità, è anche questa una strategia: ma non può essere l’unica di un partito che vorrebbe provare a vincere nel 2023. Il Movimento 5 Stelle torna ad essere diviso: in questi giorni si è definitivamente evidenziato un dualismo tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio che non può che portare danni, al già traballante partito di Beppe Grillo (se ancora questa affermazione ha un senso).

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Cosa rimane dunque? Rimane il presidente Mattarella con la sua integrità e la sua immensa credibilità istituzionale, e rimane ovviamente Mario Draghi. Mattarella e Draghi, Draghi e Mattarella: l’impressione è che la politica italiana, al momento, inizi e finisca con questi due nomi. Che se da un lato hanno mostrato di saper “mettere in sicurezza l’Italia”, dall’altro rappresentano, di fatto, un commissariamento della politica. Il che non è mai un dato positivo.

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