Intesa ancora lontana per il Colle, il centrodestra proverà a forzare votando unito. Possibile avanzata sul nome del giurista Sabino Cassese
Inizia oggi la quarta votazione per eleggere il Presidente della Repubblica, la chiamata avrà inizio intorno a mezzogiorno. Potrebbe essere una giornata importante che sblocchi lo stallo, visto che adesso il quorum si abbassa da una maggioranza di due terzi alla maggioranza assoluta, stabilita a 505 voti. Ieri importante vertice avvenuto tra gli esponenti del centrodestra di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia che sembrano intenzionati a votare compatti su un nuovo nome e cercare alleanze tra i delegati per chiudere la definitivamente la partita già entro la settimana. Matteo Salvini si è dichiarato “ottimista” nel trovare un nome condiviso “non un candidato di bandiera” che possa trovare consenso anche fuori dalla coalizione.
Un aiuto al centrodestra potrebbe arrivare al Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte ha dichiarato di essere disponibile, provocando l’ira silenziosa degli alleati del Partito Democratico. “Noi abbiamo dato la nostra disponibilità, la confermiamo e rimane immediata. Noi lavoriamo per il Paese” ha detto l’ex-premier questa mattina ai giornalisti prima di entrare a Montecitorio. Conte sa di non avere il consenso unitario di tutto il M5S ma i voti dei suoi fedelissimi potrebbero essere sufficienti per eleggere il nuovo Capo dello Stato qualora la rinnovata intesa con Salvini dovesse andare in porto.
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Il centrosinistra invece non si esporrà nemmeno in questa votazione, Pd e Leu hanno scelto di votare di nuovo scheda bianca in attesa di capire quali siano le reali intenzioni del M5S. Una cosa è certa: Enrico Letta ha un piano ma senza un appoggio della quasi totalità dei pentastellati non può esporre pubblicamente il nome che ha in mente. Il dialogo prosegue ma il segretario del Pd dovrà mettere delle condizioni per evitare una pesante sconfitta.
L’IPOTESI CASSESE
Si fa largo in queste ore un nome nuovo, quello dell’ex-giudice della Corte costituzionale Sabino Cassese. L’86enne giurista già ministro della Funzione pubblica nel Governo Ciampi, fu tra i papali del centrosinistra per il Colle già nel 2013 e rientra tra i nomi graditi a Giorgia Meloni (oltre che a Matteo Renzi) insieme a quello di Elisabetta Belloni. Raccoglierebbe il favore di molte forze centriste e del Misto ma resta da capire come reagirebbero M5S e Pd alla proposta. Alcune fonti giornalistiche parlano di una visita di Salvini nella casa romana dell’accademico per verificare la sua disponibilità e dare l’appoggio dei delegati leghisti, ma fonti di partito smentiscono l’avvenuto incontro.
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Cassese però potrebbe indispettire Conte, durante la prima fase della pandemia il giurista lo aveva paragonato al premier ungherese Viktor Orbán per le sue scelte sul rinnovo dello stato di emergenza. Ma qualche mese fa Cassese commentava così l’eventualità di vederlo al Quirinale: “C’è chi farà il mio nome per il dopo Mattarella? E noi gli diciamo che oggi è il mio compleanno e faccio 86 anni, se lo tolgano dalla testa“. Questa mattina ha però rilasciato una intervista al quotidiano La Repubblica dai toni decisamente diversi: “Io al Quirinale? Perché escluderlo“.
LA QUESTIONE DRAGHI
Rimane forte in campo anche l’ipotesi Mario Draghi, l’attuale premier è ancora forte dell’appoggio della maggioranza di Governo e il suo nome metterebbe (quasi) tutti d’accordo. Rimane il problema della sua successione a Palazzo Chigi, sarebbe la prima volta che un presidente del Consiglio in carica passasse al Quirinale. Questo metterebbe inevitabilmente in atto una crisi di governo pilotata e il nome del suo successore dovrebbe già essere pronto a prendere in mano un nuovo esecutivo che sia in grado di portare avanti la legislatura fino al 2023. Difficile e la tentazione di “far fuori” Draghi è forte.
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DECISIVI GLI EX-GRILLINI
Potrebbe essere deciso il voto degli espulsi e fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle di Alternativa che ufficialmente conta circa 19 delegati. Nelle scorse votazioni hanno raccolto un buon risultato con Paolo Maddalena, l’ex-magistrato e accademico italiano fortemente euroscettico. Ma per la prossima votazione il gruppo vira su un altro pm. “Nel ringraziare il professor Maddalena per aver accolto la candidatura alla Presidenza della Repubblica, siamo lieti e onorati d’aver sostenuto con forza il suo nome per ben tre votazioni” si legge in una nota diffusa da Alternativa e dai parlamentari indipendenti del Gruppo Misto.
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“Mentre la maggioranza parlamentare votava scheda bianca – continua la nota- , noi abbiamo proposto un giurista d’altissimo profilo e attorno a esso abbiamo raccolto il consenso di tanti parlamentari. Oggi, anche considerato il suo espresso desiderio di fare un passo indietro, abbiamo deciso di proporre un altro candidato che siamo certi potrà raccogliere altrettanta stima e consenso. A partire da oggi il nostro candidato sarà il magistrato Nino Di Matteo“.
“Una figura che così come Maddalena – aggiungono i delegati – rappresenta a pieno i valori di difesa delle istituzioni e si pone a presidio della legalità contro tutte quelle forze che cercano da sempre di sovvertirla. Confidiamo che questo nome possa raccogliere un largo consenso tra tutti i grandi elettori che ancora oggi credono nei principi e nei valori più sacri a tutela della Costituzione e della democrazia” si conclude il comunicato.