Secondo la giudice non vi è certezza sugli elementi di violenza, minaccia e abuso di autorità. La presunta vittima minaccia ricorso
Una sentenza molto discussa e che ha già fatto partire grosse polemiche quella che ha assolto un sindacalista Fit Cisl accusato di molestie nei confronti di una hostess avvenute il 12 marzo 2018 all’aeroporto di Malpensa. Secondo la donna, l’uomo avrebbe approfittato di un momento di discussione relativo a un contenzioso aziendale in cui si sono trovati soli, per iniziare un massaggio che è poi scaturito in un palpeggiamento.
Al processo sono state chiamate come testimoni altre quattro assistenti di volo che hanno dichiarato situazioni simili. Ma la difesa ha puntato sulla tardività con cui sono giunte le denunce, sospettando che si trattasse di vendette relative al mondo sindacale. Il giudice ha quindi ritenuto che non vi fosse certezza sugli elementi della denuncia.
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L’avvocato difensore ha così commentato: “Processato per un fatto mai commesso, volevano tagliargli le gambe a livello sindacale perché era scomodo. Ha già pagato un prezzo pesante perdendo lavoro e incarichi e ora chiedo che gli venga restituita la sua dignità“. Dall’altra parte, l’avvocata Teresa Manente, dell’associazione Differenza donna di Roma e legale della hostess, afferma: “Questa decisione ci dice che la signora è credibile, ma le condotte subite non costituiscono reato perché non avrebbe resistito all’aggressione sessuale. In pratica un colpo di spugna su trent’anni di giurisprudenza e che condona la violenza sessuale e sessista”.
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“VENTI SECONDI SONO TROPPI?”
Questo invece il commento della presunta vittima: “In aula ho ricostruito in una ventina di secondi il tempo trascorso prima di reagire, ma ovviamente non li ho contati. Ricordo benissimo che pensavo ‘e adesso che faccio? Come reagisco?’. Ma non si può esortare le donne a denunciare le violenze e gli abusi, se poi venti secondi diventano troppi. Spero che non tutti i giudici la pensino così e oggi la panchina rossa ‘anti-violenza’ piazzata di fronte al palazzo di giustizia di Busto Arsizio mi è sembrata proprio una presa in giro“.