I primi tre giorni di votazione non sono stati utili ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Da domani servono meno voti per eleggerlo: serve un accordo, ma sono più possibili sorprese e ribaltoni.
Anche il terzo giorno è scivolato via senza alcun risultato: nessuna fumata bianca, per eleggere il nuovo presidente della Repubblica bisognerà attendere almeno il quarto giorno di votazioni. Come prevede la Costituzione all’articolo 83, da domani cambia la maggioranza necessaria per arrivare all’elezione: non si dovrà arrivare alla maggioranza qualificata, sarà sufficiente quella assoluta. Il che non vuole per forza significare che sarà più facile ottenere i voti necessari: anche questo presidente dovrà essere eletto in seguito ad un accordo politico. Però arrivare a raggiungere “solo” la maggioranza assoluta può permettere forzature che nei primi tre scrutini sono oggettivamente quasi impossibili.
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Se si vanno a studiare le composizioni dei gruppi alla Camera ed al Senato, ne esce fuori un quadro abbastanza chiaro: la maggioranza assoluta è di 505 voti. Il centrodestra, insieme ai gruppi minori politicamente vicini, e che potrebbero dunque per logica votare un candidato d’area, arriva a 454 voti. Mancherebbero dunque 51 voti alla maggioranza. Il centrosinistra, insieme ai gruppi vicini, può arrivare a 436 voti: in questo caso ne mancano ben 69. In mezzo, Italia Viva con 47 Parlamentari ed il Gruppo Misto con 47 parlamentari. Entrambi i due maggiori schieramenti dovrebbero pescare abbondantemente dai due gruppi per raggiungere un risultato attraverso una forzatura: il centrodestra è leggermente avanti nei numeri, ma diciotto voti non sono così tanti da poter parlare di vantaggio in senso assoluto.
Italia Viva presumibilmente potrebbe esprimere un voto più unanime e compatto rispetto al Gruppo Misto, al cui interno si registrano differenziazioni maggiori di orientamento politico. Quindi se Italia Viva decidesse di appoggiare – per un motivo di convenienza politica – un candidato che il centrodestra prova ad imporre, si arriverebbe ad avere 499 voti. Ne mancherebbero solo sei da “trovare” nel Gruppo Misto: non sono tanti. Immaginando la situazione simile ma contraria, con Italia Viva che sostiene un candidato del centrosinistra, si arriva a contare 481 voti: 24 in meno del quorum necessario. Più politicamente plausibile forse, ma numericamente più arduo.
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I numeri parlano chiaro, come sempre, e dicono alcune cose indiscutibili: la sorpresa fuori schema, la forzatura, il tentativo di sparigliare è difficile, ma non del tutto impossibile. Matteo Renzi ed il suo partito possono essere, una volta di più, decisivi. In fase di discussione, il centrodestra può mostrare più muscoli del centrosinistra. A decidere, in assenza di accordo, potrebbero addirittura essere gli ex 5 Stelle che numerosi popolano il Gruppo Misto. Questi i dati, che andranno tenuti a mente a partire dalle 11 di domani.
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