Pubblicato oggi il nuovo report dell’Inail sui casi di contagio da Covid-19 in ambiente lavorativo: in tutto sono 811 i morti, a partire dall’inizio della pandemia. L’82,5% sono uomini, il 71% rientra nella fascia età 50-64 anni.
Al termine di un altro anno passato a combattere la pandemia di Covid-19, l’Inail ha aggiornato il conteggio dei contagi sul lavoro fine del 2021. I dati mostrano come, a partire dall’inizio della pandemia, nel nostro Paese sono state raccolte 191.046 denunce a causa della malattia provocata dal coronavirus. Si tratta di un sesto del totale delle denunce di infortunio sul lavoro arrivate dal gennaio 2020, e del 3,1% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss). Ma i dati offerti dal report parlano anche di decessi: dall’inizio della pandemia e fino al 31 dicembre 2021, sarebbero 811 le morti provocate dal Covid-19.
I dati sono stati riportati dal 23esimo report nazionale elaborato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Inail, pubblicato nella giornata di oggi. Come emerge dalla relazione, i decessi provocati dal contagio sul lavoro dal nuovo coronavirus, che vanno dall’inizio della pandemia e arrivano fino al 31 dicembre 2021, sarebbero 811.
Un numero, questo, pari a “un quarto degli infortuni sul lavoro con esito mortale denunciati da gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’Iss alla stessa data. Rispetto ai 797 rilevati dal monitoraggio mensile precedente, i casi mortali sono 14 in più, di cui solo uno avvenuto a dicembre e i restanti 13 riconducibili ai mesi precedenti (otto avvenuti nel 2021 e cinque nel 2020)”.
Entrando più nello specifico, da quanto è possibile leggere dalla nota dell’Inail è emerso che “la netta maggioranza dei decessi riguarda gli uomini (82,5%) e i lavoratori nelle fasce di età 50-64 anni (71,0%), over 64 anni (18,6%) e 35-49 anni (9,8%), mentre tra gli under 35 si registra solo lo 0,6% dei morti. I lavoratori stranieri sono il 9,6% del totale, con le comunità peruviana (15,4% dei decessi occorsi agli stranieri), albanese (11,5%) e rumena (7,7%) ai primi tre posti. Oltre un quarto delle morti (25,8%) è avvenuto tra il personale sanitario e socio-assistenziale.
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A livello territoriale, più di un terzo dei casi mortali è concentrato nel Nord-Ovest (36,1%), seguito da Sud (26,1%), Centro (18,1%), Nord-Est (12,9%) e Isole (6,8%). Le province che contano più decessi da inizio pandemia sono quelle di Napoli (8,0%), Roma (7,8%), Milano (6,5%), Bergamo (6,3%), Torino (4,1%), Brescia (3,9%), Cremona e Genova (2,3% ciascuna), Bari, Caserta e Palermo (2,1% ciascuna), Parma e Salerno (2,0% ciascuna)”.
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Per quanto riguarda la delle lavoratrici contagiate sul totale dei casi denunciati, invece, questa è pari al 68,3%. “La componente femminile – si legge ancora del report dell’Inail – supera quella maschile in tutte le regioni, a eccezione della Calabria, della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne sul complesso delle infezioni di origine professionale è pari, rispettivamente, al 49,1%, al 46,1% e al 44,4%. Il dettaglio per classe di età mostra come il 42,3% del totale delle denunce riguardi la classe 50-64 anni, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (19,2%) e over 64 anni (1,9%)”.
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