Oggi si terrà il primo incontro tra il governo e alcuni rappresentanti dei Savoia. Si tratta di un tesoro di oltre 6mila brillanti e 2mila perle custodito in un caveau dal 1946.
I Savoia intendono riprendersi i gioielli della Corona, custoditi un caveau nella Banca d’Italia dal 1946. Un tesoro costituito da 6.732 brillanti e 2mila perle. Oggi ci sarà il primo vertice di mediazione per parlare delle modalità di restituzione dei gioielli tra il legale dei Savoia, Sergio Orlandi, e rappresentanti del governo. Il vertice è stato richiesto dal principe Vittorio Emanuele di Savoia e dalle principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, eredi dell’ultimo monarca d’Italia, Umberto II.
Se non si dovesse raggiungere un’intesa (com’è possibile), i Savoia avvieranno una procedura per citare lo Stato a giudizio per riprendersi i suddetti gioielli. Il casato aveva già richiesto i gioielli il 29 novembre scorso tramite avvocato Orlandi con una raccomandata destinata ai vari ministeri governativi coinvolti nella mediazione.
Ma il 30 novembre i legali Di Pietropaolo e Capolino della Banca d’Italia, hanno replicato che «la restituzione non può essere accolta, tenuto conto delle responsabilità del depositario». La proprietà dei gioielli è ancora oggetto di discussione perché essi non sono stati confiscati, cosa che invece è accaduta per il resto del patrimonio dei Savoia dopo la nascita della Repubblica italiana. Tale mancata confisca, secondo il legale Orlandi, darebbe una speranza per le rivendicazioni del casato.
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Facendo un passo indietro al 5 giugno 1946, il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, incaricato da Umberto II poi esiliato, consegnò i gioielli a colui che all’epoca era il governatore della Banca d’Italia, Luigi Einaudi, poi eletto presidente della Repubblica. Nel verbale di consegna, il ministro scrosse:«Si affidano in custodia alla cassa centrale, per essere tenuti a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno».
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Formula un po’ vaga, pensata all’epoca, proprio per lasciare uno spiraglio ai Savoia in modo che potessero riappropriarsi dei gioielli. Secondo il legale, pur se si tratta di un percorso tortuoso, «i Savoia riavranno i gioielli». Sul valore dei suddetti preziosi ci sono pareri discordanti. C’è chi li valuta sui 300 milioni di euro e chi, come Bulgari, che li stimò negli anni ’60, li valutò di qualche milione.
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