È Jimmy stesso, 25 anni e senegalese, a raccontare le terribili condizioni in cui ha dovuto vivere mentre era in prigione in Libia, dove «non c’è niente, nessuna sicurezza».
Il suo nome è Jimmy, ha solo 25 anni ed è uno dei 439 naufraghi che dal 19 Gennaio sono stati soccorsi in sei diverse operazioni di salvataggio dalla Geo Barents. Ed è proprio Jimmy a trasformare in parole quello che i suoi occhi sono stati costretti a vedere e il suo corpo a subire.
È la quarta volta che il 25enne, originario del Senegal, tenta di attraversare il mare. Il terzo tentativo non è andato a buon fine ed è stato catturato in mare e successivamente chiuso in prigione. «Le guardie mi dissero che avrei dovuto pagare» racconta Jimmy a Medici Senza Frontiere. «Se non ci dai i soldi non te ne vai da qui» queste le parole che il 25enne si è sentito dire. Ricorda poi le condizioni in cui si è trovato costretto a vivere, parla dei pasti e dell’acqua: «Ogni giorno mangiavo solo un pezzo di pane fino al giorno successivo. L’acqua che bevevo, invece, era quella del wc».
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Mentre era in Libia, i naufraghi prigionieri avevano la possibilità di parlare con i genitori, ma dietro vi era una richiesta ben precisa: soldi. «Altrimenti ci avrebbero ucciso» rivela. La sofferenza, però, era sì fisica ma anche mentale: «In Libia ti ammali mentalmente. Non sai come andare avanti».
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