Oggi alle 15 parte la prima votazione per eleggere il nuovo presidente della Repubblica: tra l’ipotesi Draghi, i dubbi del centrodestra ed il “toto-nomi” che sta imperversando da giorni, il tema più delicato è la tenuta del governo.
Finalmente si parte: oggi alle 15, come annunciato dal presidente della Camera, si procederà con la prima votazione per eleggere il presidente della Repubblica che prenderà il posto di Sergio Mattarella. Un momento importante per la vita politica e sociale dell’Italia, in senso assoluto ed in relazione alla fase storica che stiamo vivendo. Perchè con la pandemia ancora in piena corsa, la crisi economica, il Pnrr da gestire e Mario Draghi che di fatto ha in mano il paese, eleggere un nuovo presidente non è semplice prassi istituzionale: la figura che emergerà dal voto del Parlamento in seduta comune avrà un ruolo decisivo ed assolutamente centrale, come d’altronde ha sempre un capo dello Stato.
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Ma la fase, come detto, è ancora più particolarmente delicata: perchè se, ad esempio, il nome che il Parlamento indicherà sarà quello di Draghi, sarà necessario valutare la tenuta del governo e della maggioranza che lo sostiene. Circola in queste ore l’ipotesi di un governo guidato da Elisabetta Belloni, diplomatica e funzionaria di alto livello – è l’attuale direttrice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza – molto vicina a Mario Draghi. Lei a palazzo Chigi, Draghi al Quirinale: questa l’idea, che permetterebbe la sopravvivenza del “governo dei migliori” sostenuto da tutti tranne che da Fratelli d’Italia fino alla scadenza naturale del 2023.
Serve un accordo politico forte, che per ora non c’è
Ma è una soluzione davvero percorribile? Creare una (o un) “clone” di Mario Draghi per averlo – sostanzialmente – sia al Quirinale che a capo del governo è un progetto sostenibile? A parte i dubbi su una sovrapposizione di ruoli che poco sembra avere a che fare con quello che la Costituzione prevede, bisogna capire se tutti i partiti che compongono l’attuale maggioranza sarebbero d’accordo. Ricordiamo che per eleggere il Presidente della Repubblica servono maggioranze molto forti in Parlamento: qualificata per le prime tre votazioni, poi assoluta. E’ necessario trovare un accordo politico forte, e non solo per “avere i numeri” in aula. Il Presidente della Repubblica ha un ruolo di indirizzo e di garanzia che non può non essere minimamente condiviso, non si può immaginare un capo dello Stato imposto a suon di numeri da una maggioranza che magari tra due anni sarà completamente diversa.
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E dunque Draghi in pole position, ma più a parole che nei fatti. Perchè storicamente l’elezione del Presidente della Repubblica è un momento di fortissimo scontro politico, con colpi di scena, previsioni ribaltate, tradimenti e franchi tiratori: sarà così anche questa volta. E non sorprenderebbe scoprire, tra qualche giorno, che le previsioni di oggi erano totalmente sbagliate. Come non stupirebbe se Mario Draghi effettivamente diventasse il nuovo presidente della Repubblica. Si parte, e tutto è possibile.