Berlusconi annulla il vertice del centrodestra. Salvini e Meloni in difficoltà

Il Cavaliere non sarà a Roma per discutere della sua candidatura a Presidente della Repubblica. Meloni e Salvini non sanno che pesci prendere

Silvio Berlusconi rimane a Milano, non parteciperà alla riunione prevista per oggi a Roma con gli altri capi dei partiti che fanno parte della coalizione di centrodestra. Una mossa che non è ancora una resa, forse più una pausa per capire cosa sta accadendo in Parlamento e non forzare la mano sulla sua candidatura a Presidente della Repubblica.

Una candidatura che ormai appare davvero difficile. Il centrosinistra si è dichiarato del tutto indisponibile a vedere il Cavaliere al Colle, anche Azione e Italia Viva si sono allineati col Pd, mentre Matteo Salvini e Giorgia Meloni sembrano non avere idea di come uscire da questa fase, avendo sostenuto fortemente Berlusconi anche pubblicamente e non avendo alternative valide da sottoporre ad alleati e avversari.

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A questo punto è legittimo chiedersi se Berlusconi si sia reso conto dell’impossibilità della sua elezione al Quirinale o se vorrà insistere ancora nonostante persino il suo fedele Vittorio Sgarbi abbia dichiarato il fallimento dell'”Operazione Scoiattolo” che mirava a convincere i delegati incerti. Ed è ora che si aprono le domande tra i delegati del centrodestra: “Che facciamo quando Berlusconi si ritira?“. Perché il problema a questo punto non è più SE si ritira ma QUANDO si ritira. Dopo avere insistito per settimane sul Cavaliere, la palla passa inevitabilmente agli avversari che potranno fare lo stesso gioco di pressione ma con un candidato più condivisibile e meno divisivo.

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Questo pasticcio rischia di portare il centrodestra all’implosione. Eppure Giorgia Meloni sembra non sentire da quell’orecchio: “Berlusconi a oggi è il mio candidato“, la strategia è assolutamente perdente. Da parte sua Matteo Salvini prova a salvare il salvabile: spera nel ritiro di Silvio e nell’elezione di Draghi così affidarsi a un rimpasto di governo che lo veda tornare membro dell’esecutivo, magari proprio al Ministero dell’Interno a cui lui stesso ha follemente rinunciato quel giorno al Papeete. Improbabile per non dire impossibile in questa legislatura, ma lui non demorde e oggi ha incontrato addirittura l’arci-nemico Giuseppe Conte nella speranza di trovare un punto di coesione.

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A questo punto l’unico nome valido che permetterebbe al centrodestra di evitare ulteriori disastri sulla corsa al Colle, rimane quello di Mario Draghi. Ma il premier non si è mai espresso pubblicamente sulla sua disponibilità a diventare il successore di Sergio Mattarella, nonostante sia apprezzato da quasi tutto l’arco parlamentare. Rimane quindi incerta l’attesa per il 24 gennaio, quando i delegati saranno chiamati a esprimersi. Il centrodestra rischia seriamente di rimanere solo spettatore dei giochi.

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