Tonga, è corsa contro il tempo per gli aiuti: ma cresce la paura per lo “tsunami Covid”. Le navi inviate da Nuova Zelanda e Australia, cariche di viveri, acqua potabile e beni di prima necessità, non arriveranno prima di venerdì.
Una massiccia eruzione vulcanica e uno tsunami vicino a Tonga (parte dell’arcipelago del Pacifico) hanno causato “un disastro senza precedenti“. Un appello disperato, quello del leader della nazione, con la Nuova Zelanda che ha avvertito di ulteriori eruzioni che potrebbero mettere a repentaglio la consegna degli aiuti alle isole – rimaste isolate a causa dell’interruzione delle comunicazioni. I primi sforzi da parte dei soccorritori, infatti, sono stati già ostacolati dalla continua caduta di cenere. Nel frattempo, i volontari continuano a darsi da fare, spazzando la pista dell’aeroporto principale così consentire l’atterraggio degli aerei, carichi di acqua potabile e altri rifornimenti.
Con un riversamento di petrolio su una spiaggia peruviana, provocata dallo tsunami scatenato dall’eruzione vulcanica, quello che si teme ora, però, è un altro tipo di “tsunami”. La preoccupazione è infatti quella di una pericolosa ondata di Covid nel regno di Tonga, che fin dall’inizio della pandemia ha registrato un solo contagio e che potrebbe ora, invece, “importare” il coronavirus dai soccorritori. Ad arrivare sulle isole in difficoltà, infatti, sono cittadini provenienti dall’Australia e dalla Nuova Zelanda – nazioni che per prime si sono mobilitate con gli aiuti, inviando navi militari. Un alto diplomatico tongano a Canberra, Curtis Tuihalangingie, ha raccontato ad ABC delle preoccupazioni per “uno tsunami di Covid che può colpire Tonga” con gli aiuti umanitari nel paese.
“Un disastro senza precedenti ha colpito Tonga”
Nel suo primo aggiornamento ufficiale dall’eruzione di sabato del vulcano sottomarino Hunga-Tonga-Hunga-Ha’apai, il governo di Tonga ha confermato martedì la morte di tre persone (due locali e una cittadina britannica) e il ferimento di molte altre, oltre ad aver delineato l’entità dei danni nella comunità. Il primo ministro tongano, Siaosi Sovaleni, ha riferito che tutte le case dell’isola di Mango, dove vivono 36 persone, sono state distrutte.
Sull’isola di Fonoifua rimangono solo due case, mentre sull’isola di Nomuka, che ospita 239 persone, sono stati segnalati ingenti danni. “Un disastro senza precedenti ha colpito Tonga”, ha dichiarato Sovaleni, aggiungendo che un “pennacchio di funghi vulcanici” si sta estendendo e andrà a coprire tutte le circa 170 isole del Paese – di cui 36 abitate – con un impatto sull’intera popolazione di oltre 100.000 persone.
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I primi dettagli della devastazione sono emersi martedì, dopo che le nazioni vicine, Australia e Nuova Zelanda, hanno effettuato voli di ricognizione verso l’arcipelago – un viaggio che conta dalle tre alle cinque ore. Le foto scattate dai mezzi di ricognizione mostrano intere comunità insulari, che un tempo erano lussureggianti e verdi, ricoperte ora da una spessa coltre di cenere vulcanica. Molte case appaiono danneggiate o completamente distrutte.
Secondo quanto comunicato dalla Croce Rossa, le pozze stagnanti di acqua salata generatisi con l’eruzione, insieme alla cenere vulcanica, stanno inquinando e compromettendo le fonti di acqua potabile. Nel frattempo, la consegna degli aiuti è stata ostacolata dalla caduta di cenere che ha coperto la pista dell’aeroporto internazionale di Fua’amotu di Tonga, costringendo la Nuova Zelanda a inviare due navi della marina militare per assistere le isole. Data la distanza da percorrere, tuttavia, le imbarcazioni cariche di viveri e beni non riusciranno ad arrivare prima di venerdì.
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Sulle isole i soccorritori stanno facendo quanto possibile per garantire e fornire acqua potabile alla nazione. “Garantire l’accesso all’acqua potabile è una priorità fondamentale immediata“, ha affermato Katie Greenwood, capo della delegazione del Pacifico per la Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa – sottolineando il crescente rischio di dissenteria e lo sviluppo di malattie come il colera tra la popolazione.