Alcuni esperti spiegano come funziona la memoria immunitaria e bocciano l’eventualità di una quarta dose con i vaccini attualmente a disposizione
Secondo gli esperti, la dose booster o terza dose di vaccino potrebbe fare effetto prima dei 10-15 giorni che invece impiegano le prime due dosi del ciclo vaccinale. La ragione sarebbe da rintracciare nella memoria immunitaria del nostro corpo. Il nostro sistema immunitario, dopo le prime due somministrazioni, ha generato anticorpi come risposta al vaccino, che verranno replicate in modo più veloce con la terza dose. È quanto afferma Roberto Luzzati, infettivologo e professore all’Università di Trieste, in un colloquio con Il Messaggero.
«Le cellule immunitarie che mantengono la memoria verso gli antigeni estranei all’organismo hanno già questa memoria del virus e quindi il booster con la terza dose è già subito attivo; poi si consolida nelle due settimane successive», spiega l’esperto. Con lui è allineato il direttore di Immunologia clinica del Politecnico universitario di Roma: «L’effetto della terza dose è più rapido perché abbiamo già un sistema immunitario che è allertato. Le cellule di memoria sono subito pronte perché sono state stimolate pochi mesi prima. Un nuovo stimolo, dunque, non fa altro che trovarle già pronte. Sappiamo poi che, in genere, chi ha fatto la terza dose non sviluppa la malattia e ha un tasso di anticorpi molto più alto, quindi è molto più protetto. Anche se le persone risultano infette, sono comunque sane».
Massimo Andreoni, che dirige il reparto di Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata, dà ulteriori spiegazioni in merito, dicendo che l’effetto si fa più rapido con l’aumento delle dosi ricevute:«Questo avviene solitamente in tutte le vaccinazioni, con tempi analoghi per tutti i soggetti ad eccezione di chi ha un’immunità ridotta e stenta a rispondere allo stimolo del vaccino. Va ricordato però che anche nei pazienti immunodepressi la terza dose spesso riesce a determinare una risposta anticorpale sufficientemente valida».
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La questione, ora, verte sul comprendere se ci sarà o meno bisogno di somministrare una quarta dose. Secondo Luzzati, «nel giro di 4-6 mesi è ipotizzabile la somministrazione almeno per la popolazione fragile e over 60». Tuttavia, questa decisione dipenderà dall’andamento dei contagi e dalle ospedalizzazioni future.
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Giacomelli afferma invece che «verosimilmente, una nuova dose sarà possibile per tutti, ma a partire dal prossimo autunno. Ammesso che una quarta dose sia necessaria, si potrebbe pensare ad una tempistica molto più dilazionata rispetto a quanto sia stata necessaria per la terza».
C’è poi la questione varianti di cui tenere conto, nello specifico nuove varianti che potrebbero comparire e fare resistenza ai vaccini e ai farmaci usati per curare il virus. A tal proposito, il professor Pistello, direttore dell’unità virologica dell’azienda ospedaliera di Pisa, commenta invece che è «inutile fare una quarta dose con gli stessi vaccini, meglio attendere un vaccino aggiornato. Iniziare a programmare una nuova dose booster con lo stesso vaccino mi sembra assolutamente prematuro», ha chiosato.
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