Il governatore del Veneto, Luca Zaia, a capo del fronte Regioni, chiede però che slitti il ritorno in presenza a scuola:«Non siamo in grado di reggere»
Da domani, 10 gennaio, si dovrebbe rientrare a scuola in presenza, come ha annunciato il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, ma le Regioni chiedono che la riapertura in presenza slitti, sperando in un ripensamento. Che probabilmente non ci sarà come già detto da Bianchi e alla cui voce si aggiunge quella di Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione.
«Le scelte del governo vanno tutte nella direzione di tenere aperto il Paese», ha detto Brunetta, «nessun Paese europeo ha deciso di chiudere le scuole, che sono un hub sociale».
Zaia, governatore del Veneto che guida il fronte Regioni, in un colloquio con Repubblica, ha fatto un ultimo appello al premier per non tornare a scuola in presenza. «Se le condizioni per aprire rimangono queste, senza ipocrisia: non siamo in grado di reggere», ha detto Zaia.
Secondo il governatore veneto bisognerebbe far slittare il rientro a scuola, sennò «il risultato sarà che da lunedì avremo un sacco di classi in Dad, orari ridotti, ci trascineremo per una settimana e poi probabilmente si dovrà intervenire. Un rinvio di 15 giorni non vuol dire perdere il campionato. Evitiamo di andare in ordine sparso, ma la comunità scientifica deve pronunciarsi. Si esprima il Comitato tecnico scientifico, non può non farlo su richiesta delle Regioni», prosegue.
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Intanto Matteo Renzi, leader di Italia Viva, appoggia la scelta di riaprire le scuole in presenza, come spiega in un’intervista ad Avvenire. «Sostengo al 100% la linea di Draghi sulle riaperture delle scuole. Quando c’è qualche problema la prima cosa che in tanti propongono di chiudere è la scuola. Ma è un errore clamoroso», ha detto.
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«Basta con questa cultura nichilista per cui i nostri figli possono andare in pizzeria o a sciare, giustamente, ma non a scuola. Io dico di più: teniamo aperte le scuole, contro la povertà educativa, ma anche come hub per mandare team medici a vaccinare dentro le scuole. Quando ero ragazzo, a scuola facevamo la visita medica. Sa quanti ragazzi, magari più poveri, non possono permettersi visite accurate? Investiamo in educazione e in sanità: non consideriamo la scuola come luogo per untori, ma al contrario trasformiamola in un presidio di salute e di libertà», ha chiosato.