Un uomo che lavorava per Simon & Schuster riusciva a ottenere i manoscritti con email truffa. Tra gli scrittori colpiti dall’inganno, Atwood e Dan Brown.
Filippo Bernardini, 29 anni, impiegato all’ufficio diritti di Londra della grande casa editrice Simon & Schuster, è finito in manette ieri a New York con l’accusa di frode telematica e furto aggravato di identità, dopo una caccia all’uomo lunga ben 5 anni. L’uomo, dal 2016, aveva rubato l’identità ad almeno 160 agenti letterari, facendosi mandare i manoscritti inediti dei futuri best seller. In anteprima è riuscito a entrare in possesso di libri scritti da Dan Brown o Margaret Atwood, Ethan Hawke o Sally Rooney. Addirittura aveva provato a chiedere dell’ultimo libro di Elena Ferrante, “La vita bugiarda degli adulti”, edito nel 2019.
«Per sapere la data, mesi prima scrisse a me e ad almeno una mia collega, spacciandosi per una scout nota», spiega Eva Ferri, editrice di e/o e publisher di Europa Editions. «Noi però con Ferrante seguiamo un protocollo per evitare fughe di notizie, e non la ottenne». Ma che cosa ci faceva Bernardini con i pdf dei manoscritti prima che uscissero? Nulla, a quanto pare, ed è questa la cosa sconvolgente.
Non li rivendeva sul dark web né chiedeva alcun riscatto. «Ci chiediamo tutti quale sia stato il suo tornaconto», spiega ancora Ferri. «Forse il piacere della lettura». O forse era un mitomane. Forse le info di cui veniva a conoscenza gli tornavano utili per fare carriera all’interno della casa editrice Simon & Schuster, in cui aveva un ruolo da «coordinator».
L’uomo aveva un metodo ben collaudato, tipico di parecchie truffe online, come cambiare leggermente un indirizzo reale, sostituendolo con le finali “.it”, o “.com” ecc.
Come riporta Il Corriere della Sera, nel marzo 2017, a due editor della casa editrice svedese Nordstedt arriva una mail dal nostro Paese. Questa casa editrice pubblica molti bestseller, e ha misure di sicurezza molto rigide. David Lagerscrantz, autore che per loro ha scritto il quinto libro di Millennium di Stieg Larsson, era costretto a scrivere su un computer senza internet, mentre i traduttori del Codice da Vinci del loro team lo facevano sorvegliati da guardie.
Ora, la mail della collega italiana che lavora per Marsilio, che doveva pubblicare i libri di Lagercrantz, giunge qualche giorno prima dell’uscita del volume e nella mail si domanda «se potreste rimandarmi il ms di L’uomo che inseguiva la sua ombra». Entrambe lo inviano, lei si insospettisce e telefona, perché non ha mai chiesto quel link. L’indirizzo da cui giungevano le mail terminava con «@marsilioeditori.com», mentre quello della reale editor finiva con «.it».
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«Usava le nostre stesse abbreviazioni», spiega ancora Ferri, «come “ms” per manoscritto, aveva un tono giusto, sapeva sempre a chi scrivere e in che lingua».
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Bernardini aveva una laurea in cinese e aveva tradotto il memoir del fumettista cinese, Rao Pingru.
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