Covid e rientro a scuola, il governo dice no allo slittamento. Opinioni contrastanti tra gli esperti. Pregliasco: “Ritardare scuola sarebbe efficace, il rientro in classe è una sfida”. Galli: “La riapertura preoccupa. Non sarebbe una tragedia perdere 15 giorni”.
Le vacanze natalizie stanno per volgere al termine, ma la preoccupazione della popolazione scolastica sale, al pensiero di dover tornare tra i banchi nonostante il continuo aumento di casi da Covid-19. L’idea di dover riprendere le lezioni in Dad, però, è probabilmente ancor meno rassicurante. Per questo, secondo quanto confermato da fonti governative, l’esecutivo ha deciso che non vi sarà alcuno slittamento del rientro in classe degli studenti italiani.
Le varie proposte lanciate dalle singole Regioni (con De Luca che aveva addirittura chiesto un posticipo di 20-30 giorni) non sono finite sul tavolo del Cdm, programmato per domani, 5 gennaio. La data fissata sul calendario rimane perciò la stessa: il 10 gennaio si tornerà sui banchi come da programma. Di tutt’altro pensiero, però, gli esperti e i virologi.
Sulla questione si è espresso il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano. In merito all’orientamento del governo di non ritardare la ripresa delle lezioni a scuola in presenza, l’esperto ha spiegato all’Adnkronos: “Il rientro a scuola è una sfida. Dal punto di vista del risultato epidemiologico avremmo una grande efficacia dal ritardare la riapertura”. Il virologo, tuttavia, capisce il perché dietro questo “desiderio generalizzato” di far tornare i ragazzi a scuola anche: “uno slittamento deciso così all’ultimo crea problematiche logistiche alle famiglie e al resto”.
“Quindi credo che sia fondamentale provare sapendo che potrebbe esserci nel futuro il rischio. Gestire questo obiettivo dipenderà da tutti: dai cittadini, dalle famiglie e dall’organizzazione”, ha spiegato Pregliasco. “Proviamo questa sfida che può dimostrare la responsabilità dei cittadini anche sugli altri aspetti che sono stati decisi come la quarantena dei casi secondari. È una scommessa che vale la pena di provare appellandoci a una gestione attenta da parte degli operatori scolastici, delle istituzioni ma anche delle famiglie nell’affrontare le situazioni di contagio che purtroppo ci saranno”, ha sottolineato il virologo.
Meno accondiscendente, invece, è la presa di posizione di Massimo Galli, direttore di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano. Anche lui raggiunto dall’Adnkronos, Galli ha evidenziato: “La parola Dad è ormai una parolaccia, nessuno vuole tornarci. Serve, però, che si prenda in considerazione quello che può essere fatto per la riapertura della scuola in sicurezza in questa fase della pandemia. E soprattutto che si faccia partire una grande campagna di vaccinazione per i più piccoli. E se questo porta via una settimana o 15 giorni di lezioni, che possono essere recuperati successivamente, non è una tragedia. Non nego di essere preoccupato per il rientro nelle aule”.
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“I bambini e i ragazzi sono vaccinati pochissimo, si infettano moltissimo. Difficile dire, dunque, che il problema non esiste. C’è, e va affrontato e considerato. Mi sembra che le forze politiche al governo non vogliano considerare un eventuale slittamento della riapertura. Ognuno si prenderà le sue responsabilità. Ho ventilato già da qualche giorno questa prospettiva perché credo non sia una cattiva idea cercare di ridurre i rischi della ripresa della scuola come ulteriore diffusione di una variante che non avrebbe certo bisogno di essere aiutata a diffondersi”, ha infine concluso l’esperto.
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