A due anni dalla fine della trentennale dittatura nel Paese, il premier è costretto a dimettersi dopo gli scontri tra civili e militari
Abdalla Hamdok, primo ministro del Sudan, si è dimesso a seguito del colpo di stato attuato dai militari del Paese lo scorso 25 ottobre. Il presidente aveva provato a resistere alle pressioni, ma le trattative sono fallite e gli incidenti avvenuti tra civili ed esercito alle porte della città di Khartoum con centinaia di persone ferite e 57 morti hanno portato alle sue dimissioni e il conseguente passaggio di potere alle forze dell’esercito.
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“Ho fatto di tutto per impedire che il Paese andasse verso il disastro” dice Hamdok apparso in televisione per l’annuncio. “Ho fatto del mio meglio per garantire sicurezza, pace, giustizia e la fine delle violenze ed evitare che la situazione politica del paese diventasse un disastro” continua.
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Il Sudan usciva dalla dittatura del presidente Omar al-Bashir durata trent’anni e terminata nel 2019. Il generale dell’esercito Burhan difende le azioni dei militari e afferma che il Paese continuerà a essere impegnato nella transizione verso il potere civile e democratico verso le elezioni 2023, ma il futuro appare incerto e oscuro.