Massimo D’Alema si è detto pronto a rientrare nel Pd, ma lo ha fatto con parole che hanno irritato il segretario dei dem Enrico Letta.
Massimo D’Alema è tornato, e continua ad agitare i ranghi del Partito democratico. A distanza di quasi cinque anni dall’addio ai dem, l’ex presidente del Consiglio si è detto pronto a rientrare nel partito del Nazareno. Lo ha fatto con poche parole durante il brindisi di fine anno via Zoom di Articolo Uno, il partito creato nel 2017 con gli altri fuoriusciti dal Pd (tra cui Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza), che tuttavia sono bastate ad accendere la polemica e a irritare il segretario Enrico Letta.
Cos’ha detto D’Alema al brindisi di fine anno di Articolo Uno
Nel fare gli auguri di buon anno nuovo ai suoi colleghi scissionisti, D’Alema ha definito il percorso di confronto delle Agorà organizzate dall’attuale segretario dem “il modo migliore per arrivare ad una ricomposizione che appare necessaria” fra il Pd e Articolo Uno. L’augurio per il 2022 dunque è “che si faccia un passo decisivo in avanti per la ricostruzione di una forza progressista”. Il partito, ha continuato l’ex premier, è pronto a riunirsi perché non esiste più il motivo che ne aveva causato la crisi interna: il renzismo. Alla stagione del patto del Nazareno (il periodo in cui l’attuale leader di Italia viva, Matteo Renzi, fu presidente del Consiglio in quota Pd e strinse un accordo con Forza Italia di Silvio Berlusconi), infatti, D’Alema ha riservato le parole più dure: “La principale ragione per andarcene era una malattia terribile che è guarita da sola, ma che c’era”.
La reazione nel Nazareno
Il Pd ha reagito con una “profonda irritazione”, è stato riferito a chi ha chiesto un commento dopo le dichiarazioni di D’Alema. A questo, poco dopo, si è aggiunto il tweet pubblicato sul profilo ufficiale del segretario Letta. “Il Pd da quando è nato, 14 anni fa, è l’unica grande casa dei democratici e progressisti italiani. Sono orgoglioso di esserne il segretario pro tempore e di portare avanti questa storia nell’interesse dell’Italia. Nessuna malattia e quindi nessuna guarigione. Solo passione e impegno“, ha scritto il dem su Twitter.
Il #Pd da quando è nato, 14 anni fa, è l’unica grande casa dei #democratici e #progressisti italiani. Sono orgoglioso di esserne il segretario pro tempore e di portare avanti questa storia nell’interesse 🇮🇹. Nessuna #malattia e quindi nessuna guarigione. Solo #passione e #impegno
— Enrico Letta (@EnricoLetta) January 2, 2022
Le reazioni non sono mancate neanche da parte degli storici sostenitori di Renzi che tuttavia sono rimasti nel Pd. Primo tra tutti Andrea Marcucci, già capogruppo dem a Palazzo Madama, che non ha seguito l’ex premier in Italia viva ma in questa occasione non manca di prendere le sue difese. “D’Alema rientra nel Pd e parla di malattie? Lui è un esperto, avendone vissute e provocate molte fin dai tempi del Pci-Pds. Il Pd deve essere più ambizioso. La legislatura volge al termine. Ci sono le condizioni per un congresso costituente, dopo l’elezione del capo dello Stato? Io penso di sì”, ha detto Marcuccio.
E poi ha aggiunto: “Ripensare il partito, modificare gli assetti organizzativi rendendoli più agili, rileggere e attualizzare il discorso del Lingotto, allargare il perimetro a una nuova classe dirigente moderata e riformista, impedire ritorni al passato. Sono tutti obiettivi che un grande partito può e deve darsi, al di là del ritorno più o meno gradito di uno sparuto gruppo di dirigenti“. Parole decisamente stizzite nei confronti di D’Alema e del suo – per ora solo annunciato – ritorno nel Pd.
La risposta di Renzi
Infine si è espresso sulle parole di D’Alema anche il diretto interessato o, per dirla con l’ex premier, la causa della malattia del Nazareno. Renzi ha risposto sulle pagine de Il Messaggero. “D’Alema mi ha sempre fatto la guerra da dentro e da fuori. Quando ho guidato il Pd abbiamo preso il 40 per cento, governato 17 regioni su 20 e scritto pagine importanti sui diritti, per abbassare le tasse, sul lavoro e sull’impresa con Industria 4.0. Con noi la classe operaia ha ricevuto più soldi, non solo con gli 80 euro”, ha iniziato l’ex sindaco di Firenze.
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Poi ha fatto il paragone: “Per uno come D’Alema tutto ciò è una malattia. La ricetta del dottor D’Alema, chiamiamolo così, è avere il 20 per cento, stare all’opposizione in larga parte delle Regioni, fare convegni sui diritti senza approvare alcuna riforma, fare scioperi sul lavoro e scommettere su sussidi di cittadinanza”.
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Infine ha concluso: “Sono due visioni opposte della vita e della politica. Se i dem di oggi pensano che il renzismo sia la malattia e D’Alema sia la cura sono contento per loro e faccio molti fervidi auguri. È il motivo per cui non sono più nel Pd: io credo nel riformismo, loro nel dalemismo“.