Il 2021 è stato l’anno di Mario Draghi presidente del Consiglio. Che il 2022 diventi quello di Mario Draghi presidente della Repubblica? La partita quirinalizia entra nel vivo, ma in campo nessun altro nome è forte come quello dell’ex presidente della BCE.
Il 2021 è ormai alle spalle, e per la politica italiana inizia il momento delle trattative per le sempre più vicine elezioni per il presidente della Repubblica. Alle Quirinarie i partiti ci stanno arrivando senza avere ancora individuato dei nomi forti, mentre l’unica figura che pare riscuotere maggiore consenso rimane ancora l’attuale presidente del Consiglio Mario Draghi. Dal canto suo, il Partito Democratico pare scommettere completamente sull’ex presidente della BCE – che però, nel caso in cui salisse davvero al Quirinale, lascerebbe scoperto il posto a Palazzo Chigi. Con il “lodo Letta”, il partito propone per questo una doppia candidatura, che dovrebbe tuttavia ottenere una vasta maggioranza. Ma doppia candidatura equivale a scegliere doppio nome: ed è proprio sul secondo che nascono incertezze.
Draghi sì o Draghi no?
L’ipotesi, spiega AGI, sarebbe quella di eleggere un governo tecnico vicino, che sia però vicino a Draghi. Si era fatto il nome del ministro dell’Economia, Daniele Franco, che tuttavia non sembra convincere tutti. Nelle ultime ore, poi, pare sia stato fatto circolare il nome del ministro della Cultura, Dario Franceschini, sebbene abbia già incontrato l’altolà del centrodestra.
Il Pd rimane comunque alle prese con gli indugi del Movimento 5 Stelle, con Giuseppe Conte che ribadisce la proposta di un nome femminile per l’ascesa al Quirinale. Ipotesi, questa, che per i dem ha due effetti collaterali: l’apertura al centrodestra e il fallimento della proposta Draghi. Per il gruppo pentastellato, però, l‘intesa va cercata fuori i confini di Pd e Leu. “Anche perché il Pd è da sempre il partito del presidente della Repubblica, ma questa volta non può dare le carte”, ha spiegato una fonte di partito ai giornalisti dell’AGI. E allora, pare proprio che l’unica convergenza possibile sia al momento la riconferma di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica.
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Sono ancora tutte da vedere, però, le mosse dei vertici di partito di centrodestra, soprattutto quelle di Salvini. “Se volesse potremmo trovare l’accordo sul nome della Casellati o su Amato”, ha evidenziato una fonte di centrosinistra – sebbene sul secondo il Carroccio non pare molto convinto. Altro punto fermo, comunque, è il “no” del Movimento 5 Stelle all’eventuale candidatura di Silvio Berlusconi, al momento unico nome concreto di centrodestra sceso in campo. L’auto-candidatura del Cavaliere, però, non convince troppo nemmeno i partiti suoi alleati.
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“Per questo motivo, noi abbiamo chiesto di ragionare anche su un piano B”, ha infatti spiegato un esponente di Fratelli d’Italia. “Se dovesse saltare il nome di Berlusconi sarebbe difficile mantenere poi l’unità della coalizione”, ha al contempo spiegato un esponente del centrodestra. Al momento, dunque, l’unico nome forte è quello di Mario Draghi – che necessita, però, di essere accompagnato da garanzie sul proseguo della legislatura.