L’inizio del nuovo anno porta con sé l’esigenza di tirare le somme su obiettivi e fallimenti delle forze politiche italiane: quanto sono cresciuti i diversi partiti? Quanto sono andati in crisi? Il punto della situazione attraverso i sondaggi Supermedia.
Il 2021 non è stato un anno facile, e la politica italiana lo sa bene: i partiti hanno dovuto confrontarsi con cambi di rotta repentini dettati dall’emergenza, decisioni rapide e spesso incoerenti che molto hanno inciso sullo stato di salute delle diverse forze politiche. In successione, il 2021 ha portato con sé una crisi di governo, un esecutivo di unità nazionale, trasformazioni radicali nel volto delle diverse leadership (si pensi alla Lega o al M5s), ed elezioni amministrative molto nette ma allo stesso tempo molto ambigue, se confrontate con il panorama nazionale (il centrosinistra ha vinto a livello locale, ma non riesce a imporsi come coalizione a livello nazionale). Per capire i reali effetti di questi cambiamenti, potrebbe esser utile confrontare i consensi di inizio anno, del gennaio 2021, con dati sui consensi effettuati nei 15 giorni precedenti. E’ possibile farlo grazie al quadro tracciato da Agi, attraverso i dati Supermedia.
La Lega ne esce sconfitta
Stando a quanto emerso, la forza politica che ha perso il maggior numero di consensi è senza dubbio la Lega: rispetto a inizio anno, il partito ha perso circa 4,5 punti. Il dato va però interpretato alla luce di quanto avvenuto. Di certo la Lega indietreggia, di certo la leadership di Matteo Salvini appare fortemente in crisi. Ma non poteva andare altrimenti: la trasformazione repentina accettata dal partito per entrar a far parte dell’attuale maggioranza non poteva che presentare il conto in termini di consensi. Anche se non si tratta di una vera e propria trasformazione: la Lega è sempre stata un po’ di lotta e un po’ di governo. Semplicemente, negli ultimi mesi ha deciso di mostrare anche la seconda anima. Tutto questo si è tradotto con una perdita netta di consensi del 4,5 % e, tutto sommato, è anche un saldo accettabile, soprattutto prendendo in considerazione le altre traversie che la Lega ha dovuto affrontare negli ultimi mesi, tra cui lo scandalo che ha travolto Luca Morisi e il risultato davvero poco soddisfacente delle amministrative. Insomma, il 19% attuale è sì un dato negativo, ma clemente.
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Il Pd supera la crisi
A presentare un saldo in positivo è invece il Pd, che chiude l’anno con un 21% dei consensi e con la “medaglia” (almeno temporanea) del primo partito italiano. A inizio anno il partito era sotto il 20% (precisamente al 19,6%), e nonostante le difficoltà è riuscito a incassare, a fine anno, una crescita dell’1,7%. Ovviamente, anche in questo caso il dato va contestualizzato: il Pd ha iniziato a recuperare consensi dopo la crisi legata alla caduta del Conte II e dopo le dimissioni del segretario Zingaretti, fortemente criticato all’interno del partito per la sua gestione di quella fase critica. L’arrivo di Enrico Letta sembra aver donato nuova fiducia nel partito, rinforzata anche dai buoni risultati alle amministrative.
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FdI continua la scalata (anche se più lentamente)
Tra gli altri vincitori in termini di consensi, va sicuramente nominato il partito Fratelli d’Italia, che in più occasioni è apparso come primo partito in termini di consensi. In questo senso, la crescita del partito di Giorgia Meloni è impressionante, ma lo è stata soprattutto nel 2019 e nel 2020. Nel corso del 2021, FdI ha guadagnato un 3,1 % (dal 16,3% al 19,6%), un risultato inferiore rispetto agli anni precedenti, ma sicuramente degno di nota: giunti a questo punto, è fisiologico che FdI cresca più lentamente, perché per farlo deve rosicchiare consensi dalle altre importanti forze politiche. A partire dalla Lega. Il problema è che, essendo in coalizione con il Carroccio, FdI può godere delle sue sconfitte, ma anche subirle: in questo senso, il risultato negativo della coalizione di centrodestra alle amministrative sembra aver punito anche il partito di Giorgia Meloni. La ferita inferta è stata poi aggravata dalla pesante sconfitta di Enrico Michetti a Roma, che si era presentato proprio come candidato di Giorgia Meloni. Diversa, invece, la posizione di Forza Italia, che passa dal 7,4% di inizio anno all’8,1% (+0,7%), registrando una crescita più contenuta ma altrettanto significativa: se il successo di FdI è tutto elettorale, quello di FI è tutto “parlamentare”. Il partito di Berlusconi non macina percentuali ma è riuscito, nonostante tutto, a diventare un ago della bilancia importante nel sistema di equilibri del governo Draghi.
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Il M5s rallenta
Chi invece sembra perdere sia da un punto di vista politico sia da un punto di vista elettorale, è il M5s. Il partito è passato dal 14,2% di inizio anno al 15,4%, registrando un aumento dell’1,2%. Tuttavia questa crescita, seppur in positivo, sembra ora andare verso un’inesorabile frenata. Insomma, il trend è in discesa. Dopo diversi mesi sembra consolidarsi una percezione: la leadership di Conte non ha dato vita a una vera e propria rinascita, e anzi stenta a imporsi sugli equilibri della politica italiana. Mentre l’ex premier promette una rinascita del Movimento, spostandone le tempistiche sempre un po’ più in là, l’elettorato pentastellato si raffredda sempre più, e le pesanti sconfitte subite durante le amministrative non hanno aiutato a rinnovare le speranze. Così, anche per il M5s il 2022 porta con sé una domanda: come superare la crisi e le contraddizioni lasciate dal 2021? E soprattutto, a scapito di chi?