Quarantena soltanto per i non vaccinati, lo chiedono molti virologi in Italia: ma sarebbe una misura sanitaria?

Si discute in questi giorni di cambiare i protocolli di quarantena e isolamento per non fermare l’economia di fronte a una variante che appare meno pericolosa dell’originale. 

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“Bisognerebbe che il Governo avesse il coraggio di imporre subito un lockdown di 15 giorni per i non vaccinati” 

Questa l’opinione del virologo Francesco Menichetti, primario del reparto Malattie Infettive di Pisa. A suo parere infatti, differenziare le condizioni di quarantena e isolamento tra chi è vaccinato e chi non lo è, è l’unico modo per fermare questo repentino aumento dei casi innescato dall’arrivo della variante Omicron in Italia. Anche la politica nelle ultime ore chiede a gran voce questa soluzione. Persino Matteo Bassetti, diventato in questi due anni uno dei virologi di riferimento per la televisione italiana nella lotta alla pandemia, suggerisce che è il momento di ripensare per intero il protocollo delle quarantene e prendere atto che per chi è vaccinato, contrarre Omicron equivale al momento a prendersi un brutto raffreddore. 

La strada dunque, sembra quella di “premiare” i vaccinati e fare così in modo che l’economia non si blocchi nuovamente.

Ci troviamo di fronte ad una scelta di carattere economico o sanitario?

Non un quesito da poco, perchè il prezzo che si chiede di pagare ai non vaccinati è molto alto. Lo stesso Massimo Galli, già nel mese di settembre, sottolineava come il vaccino garantisse “una protezione individuale” dalla malattia, e non andava dunque inteso come una soluzione in grado di protegger in modo efficace la collettività. Eppure, le riflessioni di questi giorni sembrano voler porre una differenza di trattamento tra vaccinati e non vaccinati, proprio in funzione di un ipotetico beneficio per la collettività. 

Sul tema si è espresso anche Claudio Giorlandino, direttore dell’Istituto di Ricerca Scientifica e Diagnostica di Altamedica, uno degli studi più importanti al mondo del settore, in un’intervista concessa il 22 Dicembre 2021 al giornale online Affari Italiani. Giorlandino si è fatto conoscere in questi mesi per le sue posizioni controcorrente rispetto al mainstream scientifico-mediatico, supportato molto spesso dalle ricerche del suo istituto che hanno sempre potuto vantare della convalida di importanti riviste scientifiche come il Journal of medical Virology. È una misura che corrisponde ad una logica di intervento sanitario quella di modificare i protocolli di quarantene soltanto per coloro che si sono vaccinati?

“Le persone vaccinate hanno un minor rischio di malattie gravi ma sono ancora una parte rilevante della pandemia e continuano ad avere un ruolo importante nella trasmissione. È quindi sbagliato e pericoloso parlare di pandemia dei non vaccinati ed emanare nuove restrizioni solo per colpire i non vaccinati”. 

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Sbagliato e anche pericoloso pensare, secondo Giorlandino, a una misura del genere, che avrebbe un carattere eminentemente politico. Il direttore di Altamedica cita uno degli ultimi studi del suo istituto che attraverso un’analisi Rt-Pcr su un campione di 866 nuovi casi di Covid registrati tra giugno e novembre 2021, ha verificato come il 72 per cento dei contagi registrati, arrivassero da persone vaccinate. Che l’efficacia del vaccino, anche nel proteggere dalla malattia grave, sia comunque minore rispetto alle previsioni fatte dagli scienziati in questi mesi, è un qualcosa che emerge anche nell’ultimo report sui decessi per Covid pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità. E il problema riguarda anche la tipologia di vaccino che abbiamo scelto per fermare questa pandemia e bloccare i contagi: “La scelta di utilizzare un vaccino non tradizionale che non produca immunità verso l’intero virus ma solo verso una piccola parte di esso, estremamente variabile, come la proteina spike, che ovviamente è stata più volte profondamente modificata, rende questi vaccini rapidamente inefficaci e contribuiscono alla diffusione della pandemia, provocando un falso senso di sicurezza per coloro che vengono vaccinati ripetutamente. Nessuna protezione, infatti, può essere garantita ripetendo la vaccinazione a breve distanza”.

Le opinioni di Giorlandino sono condivise dal microbiologo Andrea Crisanti, che già tempo fa parlò di un’insensata “caccia alle streghe” nei confronti dei non vaccinati, in una situazione che tendeva invece ad aggravarsi a causa delle scelte a suo dire poco lungimiranti portate avanti dal governo. Il tema di cui si dibatte oggi è che non si può nuovamente bloccare il paese rispettando dei protocolli che avevano senso quando non c’era vaccino e dunque protezione, e questo è stato ripetuto più volte anche da Bassetti negli ultimi giorni. 

L’impressione è che anche i medici si rendano conto delle pesanti conseguenze economiche che delle misure sanitarie, che considerano ormai inattuali, possono provocare al paese.

Il dilemma etico però resta.

Nessuno dei virologi in questione per risollevare l’economia e aggiornare i protocolli sanitari sembra troppo interessato a includere i non vaccinati nel loro ragionamento, nella speranza forse che delle nuove restrizioni li convincano a cambiare idea e aderire alla campagna vaccinale. 

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Il punto però, è se vi siano argomentazioni sanitarie sufficienti per discriminare questa categoria nei protocolli di quarantena. O se ci troviamo invece di fronte a una scelta di carattere politico-economico che vuole far ripartire l’economia  premiando i vaccinati, trascurando però i diritti dei non vaccinati, che possono ritrovarsi a scontare dei protocolli di isolamento molto difficili da affrontare, senza che vi siano delle vere ragioni scientifiche che giustifichino quella che rischia di diventare una vera e propria punizione per le loro scelte costituzionali.

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