Crescono i casi di Covid in tutto il Paese, boom di contagi in Lombardia. Bertolaso: “Omicron contagiosa ma meno letale, ospedali reggono bene. Per i tamponi dare precedenza a non vaccinati”.
Nuovo record di contagi in Lombardia: 28.795 nuovi positivi nelle ultime 24 ore, dei quali quasi 5mila sono stati registrati solo a Milano. Il capoluogo lombardo si è trasformato in una città in quarantena, con 1 cittadino su 18 costretto all’isolamento per Covid-19. Alla luce di ciò il presidente della Regione, Attilio Fontana (sulla scia del discorso già fatto da altri esperti, in primis Bassetti), ha invitato il governo a una revisione delle regole che gestiscono le quarantene. “È più difficile che coloro che hanno fatto la terza dose si contagino; quindi, probabilmente si può rivedere la regola per questa categoria”, ha spiegato il governatore. Dal canto suo, Guido Bertolaso, raggiunto dal Corriere della Sera, ha invece esortato tutti a “non farci travolgere dai numeri”.
“I dati vanno analizzati sulla base di quello che conosciamo oggi del virus. Stiamo attenti anche a come comunichiamo. Chi vive in prima linea, negli ospedali, ha una fotografia del virus molto diversa rispetto a un anno fa”, ha spiegato il consulente della Regione Lombardia per la campagna vaccinale, Guido Bertolaso, al Corriere della Sera.
“Omicron è più contagiosa e questo spiega un numero così alto. Ma è meno letale, tra i vaccinati con tre dosi poi la sintomatologia è molto diversa da Delta. Il parametro dei positivi è ingannevole. Per questo nonostante il record cambia poco, per fortuna. I vaccini funzionano – ha proseguito Bertolaso – rendono gestibile il contagio e anche la malattia tra coloro che hanno completato le tre dosi. La chiave sta qui. Accelerare sempre di più sulla campagna vaccinale. In Lombardia siamo quasi al 60 per cento di terze dosi, dobbiamo accelerare ancora”.
“Il sistema sta reggendo bene”, ha comunque confermato Bertolaso. E ha poi spiegato: “I numeri sono seri, ma in qualche modo viziati da un lavoro straordinario che si sta facendo sulla ricerca del virus. Dal 20 al 27 dicembre, la Lombardia ha fatto 270 mila tamponi molecolari e 830 mila antigenici. Un milione di test. Nel resto d’Italia sono 4 milioni. Quindi il rapporto è di un milione contro quattro. Significa che qui c’è più attività diagnostica, più controllo e più indagine del virus. Ricordiamoci che la Lombardia seppure per poco è ancora in zona bianca, la pressione sugli ospedali è più bassa rispetto ad altre aree d’Italia. I reparti non sono chiusi, si fanno gli ambulatori, gli interventi”.
“Un anno fa – ha proseguito il consulente lombardo – tutto era molto diverso. Su Omicron abbiamo uno studio con l’Università Bicocca: su 540 casi testati solo 14 hanno richiesto il ricovero ospedaliero. La curva di incidenza è massima tra i non vaccinati o tra chi non ha completato la terza dose. E tra i bambini fino a 10 anni che poi sono quelli che portano il virus a casa. Dobbiamo aumentare i vaccini tra bambini e adolescenti. Oggi è vaccinato solo il 10% dei bambini, ma rispetto al dato nazionale siamo al 30%”.
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“I vaccinati con tre dosi non devono essere testati se non hanno sintomi”, ha spiegato il consulente della Regione Lombardia. E ha aggiunto: “Il contact tracing deve avere la precedenza per i non vaccinati, i più fragili o chi non ha completato il ciclo. Se eliminiamo dalle code chi non ha l’urgenza di essere testato, perché ha tre dosi, perché non ha sintomi o solo per il green pass, allora riduciamo la pressione anche sui tamponi. Al netto che sono stati aumentati i centri e le linee vaccinali”.
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“Chi ha effettuato le tre dosi è meno ‘pericoloso’ per sé e per gli altri. Bisogna pensare a una contagiosità mitigata che dobbiamo governare. Omicron è seria ma non provoca quello che abbiamo visto l’anno scorso. La situazione da un punto di vista epidemiologico va gestita grazie alle tante conoscenze che abbiamo adesso. Chi ha tre dosi di vaccino, a mio parere, può evitare la quarantena se non ha sintomi. Deve aumentare l’autocontrollo della temperatura e le precauzioni sanitarie, ma se non ci sono sintomi anche in caso di contatto stretto non ha senso isolarlo dal mondo”, ha infine concluso Bertolaso.
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