Il delitto di Maurizio Gucci, rampollo di casa Gucci, un caso di cronaca del 1995 che in questi mesi è ripreso a far parlare di sé, prima con la notizia delle riprese di un film che tratta la vicenda, ora con l’uscita effettiva della pellicola nelle sale. Il film, diretto da Ridley Scott, vede tra i suoi interpreti un cast di tutto rispetto: Jeremy Irons, Jared Leto, Al Pacino, Adam Driver e Lady Gaga ed è ispirato al libro ‘House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine’ (The House of Gucci: A Sensational Story of Murder, Madness, Glamour, and Greed) scritto da Sara Gay Forden. Per risolvere il delitto di Maurizio Gucci, furono necessari alcuni anni, grazie alle intercettazioni venne ricostruito quanto accaduto.
Una storia d’odio, d’amore e di vendetta. Patrizia Reggiani, Lady Gucci, viene dipinta come un’arrivista, un’arrampicatrice, una donna senza scrupoli pronta a sacrificare qualunque cosa, pur di non perdere di vista il suo obiettivo: la fama e i soldi. Quando Maurizio e Patrizia si conobbero, lui era un giovane avvocato, un ragazzo timido, un po’ impacciato, unico figlio di Rodolfo Gucci, e nipote di Aldo Gucci, le due colonne della solida azienda Gucci. Il padre Rodolfo non vede di buon occhio la loro unione. Al matrimonio papà Gucci non si presenta. Patrizia, tuttavia, non si perde d’animo, sa che dovrà escogitare un modo per avvicinare il marito alla ‘Casata’ e tenerlo all’interno degli affari di famiglia, così porta avanti il sodalizio con lo zio Aldo, che a tutti gli effetti si affeziona alla coppia e spalanca loro le porte di New York, della bella vita, dell’azienda.
Maurizio, con la morte del padre si stanca dei capricci della moglie, del suo modo di manipolare ogni cosa, di trasformare la realtà a suo beneficio. Secondo quanto dichiarato da Patrizia Reggiani, nel suo documentario ‘Lady Gucci’, visibile su Discovery+, la morte del padre fa piombare su Maurizio una mole di responsabilità che lui non è in grado di affrontare. Sarebbe questo, secondo la donna, che porta alla rovina Maurizio. Il marchio viene venduto ad un fondo arabo per la cifra di 270 miliardi di lire, che più che una rovina sembrerebbe essere un ottimo affare. Inoltre, in quel periodo, Maurizio incontra Paola Franchi e se ne innamora ed inizia a pensare al divorzio che viene infatti firmato nel 1995.
Patrizia è sconvolta dal voltafaccia del marito. Il nome da lei tanto fieramente portato improvvisamente non è più ‘roba sua’. Nel periodo precedente al divorzio Lady Gucci riesce a farsi dare 200 milioni al mese dal coniuge, con il divorzio il vitalizio è di un miliardo all’anno. Un vitalizio che le viene assicurato anche in caso di decesso del coniuge, un piccolo – ma neanche troppo – dettaglio, posto sul documento che sancisce la loro separazione e probabilmente anche la fine di Maurizio Gucci. Sono passati pochi mesi dalla firma e il sicario attende l’imprenditore all’ingresso dei suoi uffici.
È il 27 marzo del 1995 e Maurizio Gucci viene ucciso a colpi d’arma da fuoco nell’androne di un palazzo di via Palestro, sede degli uffici Gucci, a Milano. Quattro colpi di pistola, due volte sulla schiena, una sul gluteo e l’ultima alla tempia sinistra. A rischiare grosso anche il portiere, intervenuto per aiutare Maurizio Gucci che viene a sua volta ferito. La notizia dell’omicidio apre tutti i Tg. I conti del marchio, i loro dettagli, vengono dati in pasto ai media. L’immagine che rimbalza ovunque è quella di Lady Gucci, trincerata’ nella sofferenza, coperta di nero, che insieme alle due figlie posa innanzi al feretro del defunto marito.
A capo delle indagini sull’omicidio Gucci il commissario Filippo Ninni. Inizialmente si pensa che l’imprenditore possa essere stato vittima di un attentato per questioni legate agli affari. Gli inquirenti tornano però ad indagare su Patrizia Reggiani, che spesso si era esposta mostrando forti rancori verso il marito. Le indagini vanno avanti per anni, fino a quando un tale Gabriele Carpanese, ospite in un albergo di Milano, fa il nome di Ivano Savioni, portiere del suo albergo, che una notte viene ascoltato da Carpanese mentre vanta di conoscere diversi dettagli sull’omicidio Gucci e di esserne stato coinvolto personalmente. Savioni viene collegato presto alla maga Pina, amica e confidente di Patrizia Reggiani. Durante le indagini vengono raccolte delle intercettazioni dove Savioni parla con Pina Auriemma che rivelano senza ombra di dubbio il loro coinvolgimento nell’omicidio dell’imprenditore, facendo anche il nome di Patrizia Reggiani come mandante. Grazie a queste intercettazioni la Reggiani, la mattina del 31 gennaio 1997, viene prelevata dalla Criminalpol e vengono arrestati, nella stessa mattinata anche Benedetto Ceraulo, con l’accusa di aver eseguito il delitto, Orazio Cicala, l’autista e complice dell’assassino, Ivano Savioni, accusato di essere l’organizzatore del delitto e colui che ha fornito il sicario alla Reggiani, e Giuseppina ‘Pina’ Auriemma, intermediaria del delitto. Tutte le persone coinvolte, escluse Reggiani e Auriemma, avevano dei precedenti. L’assassino di Maurizio Gucci era stato pagato 600 milioni di lire. La figlie, soprattutto Alessandra, ventenne all’epoca dei fatti, difendono a spada tratta la madre dicendo che è rimasta vittima dei ricatti della maga Pina.
Benedetto Ceraulo e Patrizia Reggiani non hanno mai ammesso il loro coinvolgimento nell’assassinio di Maurizio Gucci ma tutte le prove portano al loro incarceramento. Patrizia Reggiani e Orazio Cicala vengono condannati a 29 anni di carcere come mandante e autista del killer. A Benedetto Ceraulo l’ergastolo, come esecutore materiale. Pina Auriemma, a 25 anni di reclusione per favoreggiamento e Ivano Savioni a 26 anni come organizzatore dell’omicidio. Le pene vengono poi ridotte. Alla Reggiani solo 16 anni di carcere, pena conclusa con attività di volontariato. Una volta scarcerata, nel 2014, Patrizia Reggiani dichiarerà di voler tornare a lavorare per Gucci, dicendo di sentirsi ancora Lady Gucci.
Patrizia Reggiani, in un’intervista a Storie Italiane, ha dichiarato di essere contraria al film, poiché potrebbe urtare le figlie che non dovrebbero rivivere, a suo dire, quanto accaduto al padre.
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