Sebastiani aveva 61 anni e quel giorno aveva lavorato in sala operatoria per circa 12 ore
Il giorno in cui ha perso la vita, Raffaele Sebastiani, stimato chirurgo del Policlinico di Bari, aveva già lavorato sei ore. Tuttavia, il suo turno non si era concluso, poiché restando reperibile ha lavorato per altre dodici ore in sala operatoria. Rientrato a casa, certamente stremato, l’uomo si è messo a letto e non ha più riaperto gli occhi. È deceduto nel sonno. C’è grande dolore per il decesso di questo stimato professionista, morto a causa, quasi sicuramente, di un infarto dopo una interminabile giornata lavorativa.
E oltre alla commozione per la sua morte arrivano le prime polemiche per i turni definiti “massacranti” dai sanitari che da due anni vivono un’emergenza che non sembra vedere la fine. Sebastiano era sposato con due figlie, ed era un chirurgo molto stimato e rispettato a Bari. Era molto disponibile, sempre pronto a salvare vite. E così anche lo scorso mercoledì, quando non si è tirato indietro di fronte a urgenze inerenti pazienti affetti da Covid19: è rimasto in ospedale per 12 ore, con tutti i dispositivi di sicurezza a disposizione in questi casi.
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Dopo aver concluso il turno notturno, è tornato a casa, e prima di andare, ha detto ai colleghi di essere molto stanco. E invece non si è più risvegliato.
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Di lui i colleghi ricordano la profonda propensione nell’aiutare gli altri, e c’è anche chi parla dei suddetti turni massacranti che stanno mettendo pressing sui nosocomi. I sindacati, anche se finora non è stato possibile trovare un legame tra la morte del chirurgo e i turni interminabili, intendono far luce sull’accaduto. E vogliono sapere precisamente i turni effettuati. A tal riguardo, anche l’azienda ospedaliera intende procedere con dei controlli.