Amnesty International denuncia in Libia copiose violazioni di diritti umani prima delle elezioni presidenziali, attualmente rimandate al 24 gennaio
Secondo quanto riporta Amnesty International, in Libia nel periodo che ha preceduto le elezioni presidenziali, che avrebbero dovuto tenersi il 24 dicembre e che invece avranno luogo il 24 gennaio, sarebbero occorse una serie di inaudite violazioni dei diritti umani.
È stata una fase in cui sono emersi forti tensioni in merito alla legge elettorale e sull’eleggibilità dei candidati. Amnesty, nel suo report, racconta come i gruppi armati e i militari abbiano soppresso chi dissentiva, posto limiti agli spazi per i civili e aggredito funzionari elettorali.
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Diana Eltahawy, vicedirettrice dell’organizzazione, ha asserito che «creare un clima elettorale libero dalla violenza e dalle intimidazioni è pressoché impossibile se gruppi armati e milizie non solo beneficiano dell’impunità, ma vengono anche integrati nelle istituzioni statali, compresi i responsabili di crimini di diritto internazionale».
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«Per avere elezioni libere, il Governo di unità nazionale e le Forze armate arabe libiche dovranno impartire alle milizie e ai gruppi armati loro sottoposti l’ordine di cessare immediatamente le intimidazioni e gli attacchi contro i funzionari elettorali, i giudici e il personale di sicurezza e di rilasciare subito le persone arrestate solo per aver espresso il loro punto di vista sulle elezioni», ha concluso la vicedirettrice di Amnesty.