L’Agenzia Europea dei Medicinali EMA dà il via libera al vaccino a base di proteine ricombinanti dell’azienda biotech americana Novavax.
Questo notizia segna un momento importante della lotta alla pandemia, con l’arrivo di un quinto vaccino Covid 19 sul mercato dell’Unione Europea. Il comitato responsabile dell’EMA ha raccomandato lunedì un’autorizzazione condizionata di commercializzazione per le persone di 18 anni e più. La decisione finale deve ancora essere presa dalla Commissione europea, ma è considerata una pura formalità.
Con il vaccino Novavax, un’alternativa ai precedenti vaccini mRNA (Biontech, Moderna) e ai vaccini vettoriali (AstraZeneca, Johnson & Johnson) arriva per la prima volta sul mercato italiano. Un’opzione nella lotta contro il Covid che potrebbe convincere alcuni scettici sui vaccini finora disponibili.
Nomi diversi per il vaccino Novavax
Il termine Novavax non descrive il vaccino in sé, ma è il nome della società farmaceutica statunitense che fa produrre il vaccino dal Serum Institute of India. Nelle prove, il vaccino è noto come NVX-CoV2373.
In Europa, il vaccino è registrato con il nome Nuvaxovid, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha approvato il vaccino con il nome Covovax. In tutti questi casi, si tratta sempre del medesimo vaccino.
Cosa distingue questo vaccino?
Il vaccino è basato sulla tecnologia delle «proteine ricombinanti», che possono, cioè, assemblarsi per formare particelle simil-virali che inducono il sistema immunitario a produrre anticorpi. Invece di virus uccisi, Novavax inietta solo la cosiddetta proteina spike. Il corpo forma poi anticorpi contro questa proteina spike durante la vaccinazione.
Mentre con i vaccini mRNA viene inoculato il progetto di queste proteine, con i vaccini proteici viene iniettata la proteina stessa, che viene coltivata da Novavax in cellule di insetti. Come con un vaccino inattivato, parti del virus reale finiscono nel corpo, motivo per cui molti parlano ancora di un vaccino inattivato.
Si tratta di vaccini provati e testati per decenni. Un vaccino proteico è stato usato per la vaccinazione contro l’epatite B dal 1986, e per l’immunizzazione contro l’HPV da diversi anni. Non si è registrato un accumulo di complicazioni gravi o tardive della vaccinazione.
Dubbi e risultati promettenti del vaccino proteio Novavax
Nonostante il loro ampio utilizzo, nessun vaccino può essere dichiarato sicuro su tutta la linea a causa della sua natura. Il virologo Prof. Jonas Schmidt-Chanasit: “C’è un’esperienza più lunga con certi vaccini inattivati, come contro l’epatite B, ma un confronto è difficile. Ogni vaccino deve essere considerato e valutato individualmente”.
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In uno studio pubblicato nel “New England Journal Of Medicine” il 15 dicembre 2021, il vaccino Novavax ha raggiunto un’efficacia del 90% contro le malattie sintomatiche e addirittura un’efficacia del 100% contro i corsi gravi. Nello studio, un totale di 19.714 partecipanti ha ricevuto il vaccino e 9.868 persone hanno ricevuto un placebo. Nel corso di tre mesi, si sono successivamente registrati 77 casi di Covid, 14 dei quali in persone vaccinate e 63 in persone che hanno ricevuto il placebo. I ricecatori hanno contato un totale di dieci casi moderati e gravi, tutti in pazienti con placebo.
Preoccupazione per la variante Omicron
L’attuale sperimentazione Novavax, che è ora davanti all’EMA per l’approvazione, è stata condotta dal 27 dicembre 2020 al 18 febbraio 2021. A quel tempo, Omikron non era ancora conosciuto.
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I ricercatori scrivono nello studio: “L’efficacia del vaccino contro le varianti di preoccupazione o le varianti di interesse è stata del 92,6%”. Tuttavia, questa dichiarazione si riferisce principalmente alla variante alfa del virus. Questo si è rilevato in 31 dei 35 casi nel sequenziamento del genoma durante lo studio.