Oltre mille morti solo nel 2021, gli ultimi casi mortali a Torino e Mantova. L’allarme della Cgil e dell’ispettorato al lavoro
Più che di incidenti si tratta di una vera e propria strage, continua e inesorabile. Le morti sul posto di lavoro, cosiddette “morti bianche“, hanno raggiunto nel nostro Paese numeri preoccupanti e impressionanti. Nei primi 10 mesi del 2021 si contavano 1017 casi mortali in Italia, una media di 3 morti al giorno, un massacro che viaggia di pari passo con la pandemia. A questi si aggiungono le vittime di questi giorni.
Le ultime terribili notizie arrivano da Torino, dove una gru installata nella zona di lavoro di via Genova è crollata portandosi via la vita di tre operai che stavano lavorando nel cantiere (i loro nomi: Roberto Peretto 52 anni; Marco Pozzetti 54; Filippo Falotico 20) e lasciandone un quarto ferito gravemente, mentre due giorni fa a Mantova un uomo di 52 anni è morto schiacciato dall’improvviso cedimento di un cancello nell’azienda dove lavorava.
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A pagare il prezzo maggiore delle morti bianche è il Sud Italia in cui si registrano 271 casi, mentre il Veneto è la regione più colpita con 89 morti nel periodo tra gennaio e ottobre. Impressionante anche il numero delle denunce per infortunio sul lavoro: 448.110 nel 2021, 27mila incidenti in più rispetto al 2020, ovvero il 6,3%. Una strage senza fine, come detto, spesso causata da condizioni di lavoro non sicure e per salari da fame.
Il Covid aveva abbassato i numeri delle vittime a causa dei lockdown e delle restrizioni, ma quest’anno le morti bianche sono tornate prepotentemente a trovare spazio nella cronaca. Così tante da non fare quasi più notizia. Intanto per domani è previsto un presidio organizzato da Cgil, Cisl e Uil a piazza Castello a Torino per chiedere di fermare quella che viene definita la “strage dei morti sul Lavoro“.
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“I morti sul Lavoro stanno aumentando in un momento in cui c’è una ripresa produttiva – afferma il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, a proposito della vicenda di Torino -. Emerge un modello che non funziona. In settori in cui si lavora in condizioni di appalti e subappalti gli infortuni stanno aumentando, e sta venendo fuori la logica che pur di lavorare non si investe in sicurezza e prevenzione, come per esempio, in manutenzione dei macchinari” ha sottolineato. “La logica del profitto e la logica del lavorare in qualsiasi condizione non è accettabile” dice Landini.
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Il segretario della Cgil ricorda poi i dati forniti dal direttore dell’ispettorato nazionale del lavoro Bruno Giordano, il quale afferma preoccupato che 9 imprese edili su 10 non sono in regola con le norme di sicurezza. “E’ un numero ancora parziale – spiega Giordano – frutto di un’attività di vigilanza iniziata solo da qualche mese. Le risorse sono sufficienti ma occorre il coordinamento degli organi di vigilanza per intervenire nella prevenzione e nella repressione delle violazioni in materia di sicurezza”.
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