La crescita del costo del Gas sembra inarrestabile. Sulla questione energetica il Consiglio si divide in tre fronti e si conclude con un nulla di fatto.
QUOTA (%) SUL TOTALE DI GAS IMPORTATO DALLA UE
È durato 14 ore il consiglio europeo di fine anno a Bruxelles e si è chiuso senza un accordo sull’energia. Omicron, migranti, crisi energetica e tensioni con la Russia. Questi sono stati i principali temi al centro della fittissima agenda del Consiglio Europeo nel corso del vertice del 16 dicembre. Tra i 27 leader Ue compaiono molti volti nuovi: i primi ministri svedese e bulgaro, il cancelliere austriaco e soprattutto quello tedesco, Olaf Scholz. I leader dei Paesi membri si sono mostrati divisi su più di un tema. Solo sulla reazione alle minacce russe nei confronti dei confini ucraini c’è stata una certa comunione di vedute. Molto distanti le posizioni, invece, sia per quanto riguarda la limitazione della libera circolazione dei cittadini europei nello spazio comune a causa della variante Omicron, sia sul fronte energetico.
Mentre l’Italia ha deciso di chiedere test all’ingresso sul suo territorio anche per i viaggiatori vaccinati, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno annunciato in una conferenza stampa congiunta che non intendono seguire l’esempio italiano, imitato dalla Grecia, il Portogallo e l’Irlanda. «Non prevediamo test all’interno dell’Unione, poiché vogliamo preservare il corretto funzionamento del nostro spazio comune», ha detto Emmanuel Macron.
“Tutti i leader sono determinati a lavorare insieme per affrontare non solo a livello nazionale ma anche in modo più coordinato il dossier energia perché ha grandi effetti su famiglie e imprese e sulla competitività”, ha spiegato al termine del vertice il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. “Ma due temi sono stati molto difficili nel dibattito di oggi: il primo riguarda il mercato dell’elettricità, specialmente il finanziamento dell’Ets, a causa dei sospetti di alcuni leader che ci siano delle speculazioni. Il secondo punto è la tassonomia, che è una decisione della Commissione ma non è un segreto che ci sono diverse opinioni al tavolo. Per questo oggi non è stato possibile raggiungere un accordo ma ci torneremo”, ha aggiunto.
La situazione sul fronte energia peggiora di ora in ora a causa della crescita esponenziale del costo del gas. Sul punto il consiglio si è sostanzialmente scisso in tre blocchi. Francia e Italia chiedono a gran voce una riforma strutturale del mercato energetico europeo: il costo in bolletta per i cittadini dell’energia elettrica dipende per una buona parte dal prezzo del gas. Germania e Paesi del Nord Europa, invece, liquidano la questione ritenendola una crisi temporanea. Proprio la Germania nonostante alcuni recenti rallentamenti sta chiudendo il suo progetto Nord Stream 2 , il nuovo gasdotto che una volta operativo, trasporterà 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno sotto al Mar Baltico, permettendo a Gazprom di raggiungere direttamente i mercati in Germania e in altri paesi europei senza passare per i gasdotti che attraversano l’Ucraina.
Infine, gli Stati dell’Est Europa hanno strumentalizzato il tema collegandolo alle singole istanze dei territori di quell’area geografica. L’Ungheria ha colto la palla al balzo per delegittimare il programma europeo Fit for 55 che ha lo scopo di ridurre le emissioni nocive entro il 2030.Budapest imputa l’aumento del costo dell’energia alla riconversione energetica imposta da Bruxelles. La Polonia ha utilizzato invece il tema per attaccare la Russia: Varsavia ritiene che Mosca manipoli il mercato per esercitare pressioni geopolitiche. I polacchi e i cechi hanno proposto di riformare il mercato di scambio delle quote di gas a effetto serra dell’Unione, l’Eu Ets. Infine, i membri dell’Unione hanno mostrato posizioni contrapposte anche sul ruolo del nucleare nella transizione energetica. «Il tema non è di competenza del Consiglio – ha concluso il presidente Charles Michel -, ma non è un segreto che ci sono forti differenze intorno al tavolo».
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L’Eu Ets, il Sistema per lo scambio di quote emissione di gas a effetto serra dell’UE (European Union Emissions Trading Scheme – EU ETS) è una delle principali misura dell’Unione Europea per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori industriali a maggior impatto sui cambiamenti climatici. Dal 2005 ogni impianto autorizzato in Europa deve compensare annualmente le proprie emissioni con l’acquisto o lo scambio di quote equivalenti alla mole di gas serra che industrie e traffico aereo possono rilasciare nell’atmosfera. Il regime di quotazione monetaria delle emissioni applicato in Europa è il più esteso a livello internazionale: riguarda 11mila centrali energetiche, impianti industriali in 30 Paesi e i voli tra gli aeroporti degli Stati partecipanti al mercato degli Eu Ets. Oltre ai 27 Paesi membri vi hanno aderito Norvegia, Islanda e Liechtenstein. Oggi, il 45% delle emissioni prodotte nei 30 Stati aderenti è regolato dall’Eu Ets.
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