L’epidemiologo denuncia l’assenza di un metodo che permette di definire ed individuare la reale presenza di variante Omicron in Italia.
Massimo Ciccozzi, Responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, interviene sulla variante Omicron.
«Non siamo nei guai, ma…»
L’epidemiologo conferma che «fortunatamente non siamo ancora nei guai, le terapie intensive non sono ancora in crisi». Allo stesso tempo, però, specifica: «Il problema è che al momento non conosciamo la percentuale reale di presenza di variante Omicron in Italia».
LEGGI ANCHE: Litiga con un compaesano e lo insegue col piccone in mano: arrestato
«In Italia – continua Ciccozzi – non abbiamo un sequenziamento genomico rutinario. Si parla di flash survey: non è ben organizzato come in Inghilterra o come in Sudafrica dove hanno scoperto questa variante. È come dire: “Ti dico quello che ho”». Nel nostro Paese, denuncia l’epidemiologo, «ci sono solo alcuni laboratori che isolano il genoma e danno il dato all’Istituto Superiore di Sanità mentre ci dovrebbe essere una ragnatela di ricerca sistematica per fare questo sequenziamento random almeno nell’8-10% dei tamponi positivi». Metodo che viene utilizzato in Inghilterra. Solo in questo modo, sottolinea Massimo Ciccozzi: «Si potrà avere una fotografia di quello che sta succedendo». «Finché non mettiamo in piedi sistemi di questo tipo. avremo sempre problemi a definire un evento come questo» conclude l’epidemiologo.