Gli Usa iniziano a valutare nuove sanzioni per la giunta militare in Myanmar, dove “la crisi non fa che peggiorare”.
Gli Stati Uniti valutano la possibilità di imporre nuove sanzioni alla giunta militare in Myanmar, dove “la crisi non fa che peggiorare”, ed esaminano in modo “molto attivo” se la repressione ai danni della minoranza Rohingya possa essere considerata come un “genocidio”.
Myanmar, Usa pronto a valutare nuove sanzioni per il Paese teatro del golpe
Lo ha riportato il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, durante una conferenza stampa con il collega della Malaysia, Saifuddin Abdullah, denunciando “la violenza”, la “sofferenza umana” e la “situazione umanitaria molto critica” nel Paese teatro del golpe del primo febbraio.
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Blinken ha parlato dell’importanza di “analizzare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi i passi aggiuntivi che si possano fare, a livello singolo e collettivo, per fare pressioni sul regime e riportare il Paese su un percorso democratico“.
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Il segretario di Stato Usa non ha quindi nascosto la “profonda preoccupazione” a Washington e tra “tutti” i Paesi dell’Asean e ha denunciato la violenza “orribile” e “generalizzata” contro la popolazione. Blinken ha chiesto il rilascio delle persone “ingiustamente” detenute, compresa Aung San Suu Kyi, accesso umanitario alle aree che necessitano di assistenza e la fine della “violenza” contro i manifestanti. Secondo l’Assistance Association for Political Prisoners più di 1.300 persone sono morte in Myanmar dal primo febbraio.