Scoperta frode fiscale per 34 mln: sequestrati 260mila euro in contanti

Varese: la Guardia di finanza ha scoperto una frode fiscale per 34 mln di euro ed ha sequestrato 260mila euro in contanti.

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, diretti dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio, hanno eseguito 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere e varie perquisizioni. Due anni di indagine per ricostruire una frode fiscale che, attraverso la costituzione di società “cartiere”, ha permesso agli indagati di emettere ingenti volumi di fatture per operazioni inesistenti.

Gdf, scoperta frode fiscale per oltre 30 mln di euro di fatture fraudolente

Gli stessi, ricevuto il pagamento, hanno provveduto a retrocedere il denaro in contanti ai propri “clienti” beneficiari delle fatture false, dietro la corresponsione di una provvigione dal 5% all’8% dell’imponibile indicato in fattura. Sono 70 le aziende sotto indagine che, dal 2017 al 2021, hanno beneficiato di 30 milioni di euro di fatture.

Leggi anche -> Ravanusa, terza notte di ricerche: ancora due i dispersi. Mancano all’appello padre e figlio

Nel corso dell’esecuzione del provvedimento, le Fiamme Gialle hanno perquisito abitazioni ed aziende con il supporto di 3 unità cinofile “antivaluta” (cash-dog) e con l’ausilio di scanner di ultima generazione al fine di rilevare la presenza di denaro contante appositamente occultato. Infatti, proprio durante tali operazioni di ricerca delle banconote sono state trovate oltre 40 carte di credito usate per ritirare il contante e, nascosti in un’intercapedine, 260 mila euro in contanti, insieme ad orologi di pregio quali Rolex e Cartier.

Leggi anche -> Covid, “Mi auguro di prenderlo”: morta assistente non vaccinata

Gli indagati, per porre in essere le condotte fraudolente, hanno standardizzato una prassi contabile ove le fatture fittizie erano giustificative di bonifici bancari ricevuti dai propri “clienti” a cui veniva restituito il denaro contante (corrispondente all’importo indicato nella fattura emessa) al netto di una provvigione variabile costituente il compenso per il “servizio” reso. Il sodalizio, al fine di mascherare il proprio operato reclutava numerosi “prestanome” posti formalmente a capo delle società facenti parte dello schema fraudolento. Le indagini della Polizia economico-finanziaria strutturate in analisi di tabulati telefonici, indagini bancarie, intercettazioni telefoniche e ambientali audio/video e con apparecchiature Gps, pedinamenti eseguiti avvalendosi delle facoltà di Polizia Giudiziaria hanno portato i militari delle Fiamme Gialle a ricostruire il modus operandi del gruppo criminale.

La metodologia del sodalizio criminale consentiva a società, attive ed operanti in vari settori, di conseguire indebiti ed ingenti risparmi di natura fiscale deducendo costi e detraendo Iva a credito, non spettanti, in quanto generati dall’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Tale sistema permetteva a soggetti possessori di ingenti quantità di denaro contante, di dubbia provenienza, di ripulire il denaro reinserendolo nel circuito legale.

Gestione cookie