A Ravanusa si cerca ancora tra le macerie per recuperare gli ultimi due corpi delle vittime provocate dal crollo delle palazzine. Si tratta di Calogero e Giuseppe Carmina, padre e figlio. I soccorritori avrebbero individuato la zona in cui potrebbero trovarsi i loro cadaveri, ma ancora non sono riusciti a tirarli fuori. Nell’appartamento, infatti, non ce n’era alcuna traccia. È possibile dunque che fossero in strada al momento della tragedia. È per questo che si continuerà a scavare per arrivare a pianoterra.
Calogero e Giuseppe Carmina – 52 e 88 anni – mancano ancora all’appello. I loro corpi, sepolti sotto le macerie delle palazzine crollate a Ravanusa, in provincia di Agrigento, non sono ancora stati ritrovati. I soccorritori ieri avevano individuato la zona in cui si trovava l’appartamento del padre – omonimo del marito di Selene, la donna al nono mese di gravidanza –, a cui il figlio era andato a fare visita. Lì dentro, tuttavia, non è stato rinvenuto nulla. È così che le operazioni continuano, con l’obiettivo di arrivare a scavare fino al livello del suolo. È possibile, infatti, che i due uomini al momento della tragedia si trovassero in strada. Un fattore che rende ancora più difficile il tutto. I vigili del fuoco, nonostante ciò, non si fermano: via al quarto giorno di ricerche.
Quando gli ultimi due corpi verranno ritrovati, allora, le operazioni potranno dirsi concluse. In totale attualmente il bilancio è di 7 morti e 2 dispersi. Soltanto due le persone che sono riuscite a salvarsi dall’esplosione poiché protette da una bolla d’aria. Si tratta di Giuseppina Montana e Rosa Carmina, entrambe estratte dalle macerie nella tarda serata di sabato. Oltre un centinaio infine gli sfollati che non possono rientrare nelle rispettive case.
Le indagini sulla tragedia di Ravanusa
Una tragedia annunciata. Il sentore è che il crollo di Ravanusa, avvenuto per una fuga di gas, si potesse evitare. Gli inquirenti hanno adesso dato il via alle indagini per comprendere eventuali responsabilità. Cinque giorni prima della strage c’era stato un intervento di manutenzione ordinaria all’impianto di metano, ma non era stato registrato alcun malfunzionamento. Il verbale di quest’ultimo verrà acquisito, al fine di comprendere chi se ne sia occupato e se sia stato effettuato nel modo corretto. Il colonnello Vittorio Stingo, comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, ha rivelato che non c’era stata in quei giorni alcuna segnalazione “relativa a presunte perdite di gas, nè a noi, nè alla società che gestisce l’impianto”.
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Già nel 2014, in un precedente controllo, però, la rete dell’agrigentino era stata definita “pericolosa” dagli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas, al punto da “dovere essere sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento”.