Cosa scrivevano, nel 2014, gli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas.
“Il 76% delle tratte di rete indagate deve essere sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento”: questo quanto scritto nel 2014, dagli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas, dopo aver controllato, attraverso un pool di tecnici, la rete del metano gestita dalla società. I controlli avevano riguardato mezza Italia e anche gli impianti dell’agrigentino. Da accertamenti a campione erano emerse gravi situazioni di rischio ad esempio ad Agrigento città. La relazione degli amministratori sarà acquista dagli investigatori che indagano sulla fuga di gas di Ravanusa.
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Gli amministratori giudiziari di Italgas chiesero una parcella da 120 milioni di euro
Una parcella da circa 120 milioni di euro. Una richiesta mai arrivata prima al Tribunale di Palermo. Era il luglio del 2020 quando gli ex amministratori giudiziari, che per un anno, ebbero l’incarico dopo il sequestro della società Italgas, la società che gestisce la rete di metano anche a Ravanusa, chiesero la maxiparcella. Per un solo anno di lavoro, da luglio 2014 a luglio 2015. Gli amministratori erano Sergio Caramazza, Luigi Giovanni Saporito, Marco Frey, Andrea Aiello.
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L’Italgas è una azienda-colosso nel campo dell’energia che fu sottoposta dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, presieduta da Silvana Saguto, a una procedura – poi revocata in appello – di sostanziale ripulitura da incrostazioni e infiltrazioni mafiose. Provocate dalla presenza negli appalti di aziende del gruppo degli imprenditori di Belmonte Mezzagno Cavallotti, sottoposti nei primissimi anni Duemila a una confisca per la loro pericolosità sociale, sebbene assolti in campo penale.